Con Soru sì, ma con uno sguardo sempre rivolto a quello che accade dall’altra parte della barricata, nella speranza che qualcosa possa cambiare. I Progressisti sono tormentati, e non se ne fanno una ragione: stanno con l’ex governatore, hanno resistito finora alle sirene che vorrebbero riportarli nell’abbraccio pd-5stelle, ma sembrano i meno convinti della posizione assunta.
Gli appelli all’unità della coalizione sono frequenti e arrivano da diversi esponenti di primo piano del partito, ma cadono nel vuoto perché ormai la situazione è cristallizzata e obiettivamente difficile da sanare. Soru l’ha detto in tutti i modi: o le primarie o vado avanti. Todde l’ha detto altrettanto chiaramente: niente primarie, vado avanti così, anzi il veto sulle primarie è stato proprio l’elemento decisivo dell’accordo con i dem. Il Pd è in difficoltà, schiacciato fra la necessità di onorare gli accordi e i malumori interni che l’hanno portato a una ulteriore spaccatura.
La situazione, insomma , è complicata. Ma la Todde, che si è autodefinita “cocciuta”, va avanti con il suo percorso, forte dell’investitura di Conte e Schlein, supportata da 5 stelle, Pd e altre liste e forse convinta che alla fine una soluzione per ricompattare le fila ci sarà. Ma già il dialogo è molto difficile, figuriamoci un accordo.
Domenica a Nuoro, città dove è tornata per candidarsi alla presidenza della regione dopo aver girato il mondo per lavoro ed essere poi approdata in politica con i grillini, lancerà ufficialmente la sua campagna elettorale nella convention dal titolo ‘Sardegna unita’.













