Una cosa è certa: i mercati di Cagliari non portano bene ai leader dei partiti nazionali. Che, varcata la soglia delle loro stanze romane, da dove gestire potere e consensi è decisamente più semplice, e finite le kermesse elettorali dove sventolano bandiere e rimbombano slogan motivazionali, si trovano faccia a faccia con la gente vera. Quella che va a votare e quella che invece non ci andrà. Gente che dice quello che pensa senza peli sulla lingua e che non si lascia intimidire.
E così, dalla tiepida accoglienza al mercato di San Benedetto per Conte, i cagliaritani sono passati alla contestazione. Prima per la segretaria dem Elly Schlein, che nonostante l’eschimo è apparsa lontana anni luce alla 75enne che l’ha contestata ed è finita su tutti i giornali nazionali: “Io mi sono storta le mani a fare le pulizie a 500 euro al mese alzandomi alle 4 del mattino per una vita, vai a lavorare, vai”, ha detto alla segretaria del Pd che le si era avvicinata di sicuro pensando a un’accoglienza diversa.
Oggi è toccato a Matteo Salvini, sempre al mercato di via Quirra. “Ma come fai ad andare dietro a un leghista?”, ha detto un anziano ad Alessandra Zedda che accompagnava il leader del Carroccio. A dargli man forte è arrivata subito una signora: “Ora non puzziamo più vero? Ora profumiamo. Che faccia tosta!”, riferendosi ai tempi in cui la Lega di Bossi diceva senza troppi giri di parole che i meridionali puzzano.
I mercati sono così diventati la cartina al tornasole del gradimento della politica dei palazzi da parte della gente comune, di quella che va a fare la spesa e di quella che per una vita si è ammazzata di lavoro. Un esame che i big, a pochi giorni dal voto, non hanno di sicuro superato.










