Non piange ma lotta, Gianna Serra. Mette in mezzo avvocati, “molto bravi”, e ogni giorno sa che può contare su un amico che le porta qualcosa da mangiare. A Cagliari, nel 2017, succede anche che una signora malata, costretta a fare lunghi spostamenti sulla sedia a rotelle, si trovi i conti bloccati da Abbanoa. Il motivo? “3500 euro da pagare per acqua che non è mai uscita dai rubinetti, lo certifica lo stesso Comune”.
Cosa c’entra l’amministrazione comunale? Semplice: la Serra abita in una casa popolare nel cuore del Cep. “Da ottobre non ho un centesimo, ci sono giorni nei quali non ho potuto mettere insieme pranzo e cena, poi sono arrivati in soccorso degli amici”. Cardiopatica con una cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva, ulcera alla curva aortica, insufficienza renale, diabete e varie emorragie interne. Essere ancora vivi è un miracolo.
“Ma negli ultimi giorni ho pensato di farla finita”. Una decisione durissima, che non serve commentare. “Sono arrivata a pensare al suicidio perché è una situazione folle. Prendo 270 euro di pensione di invalidità, e 500 grazie a quella di reversibilità di mio marito. Entrambi i conti, pensione e Legge 162, sono ancora bloccati da Abbanoa, il loro avvocato ha promesso che in pochi giorni tutto sarebbe stato risolto, ma poi nulla. Prendo più medicine che cibo, e spesso non mi bastano i soldi per curarmi. Viviamo in un mondo che fa schifo”.
Forse. O forse no, il mondo non è poi quella “colata di nero”, cromatismo che vede da un mese buono Gianna Serra. E lei è una delle “prove” di tutta la bellezza dell’essere umano. “Mi trovavo alla clinica Sant’Antonio per delle cure, sono andata alle macchinette automatiche per prendere un tè. Lì accanto, per terra, c’era un portafoglio. L’ho subito consegnato al personale, due giorni dopo il legittimo proprietario, un padre di famiglia, mi aveva portato un mazzo di fiori, che ho poi messo ai piedi della statua del cuore di Gesù”. Una storia bella, che si mischia ad una molto brutta. Che prima o poi finirà, ma che per il momento è in corso d’opera. Un dramma. “Spero che ciò che sto vivendo non capiti a nessun altro, è ingiusto che una signora malata, invalida e sola possa subire simili atti, nel mio caso da Abbanoa. E il Comune e i servizi sociali possono fare molto di più rispetto a ciò che stanno facendo”.








