Nella grande crisi “infinita” legata al Coronavirus, protestano anche gli artigiani sardi. Gli affari sono crollati, i ristori del Governo sono rimasti solo una parola e nulla di più, e allora i rappresentanti di chi riusciva a guadagnare qualcosa realizzando collane o bambole, intagliando legno o lavorando la ceramica, creando gioielli e bracciali, hanno deciso di “bussare” alla Regione: per chiedere fondi, aiuti, possibilmente in tempi rapidi.
Sul pavimento davanti all’ingresso del Consiglio regionale di via Roma hanno appiccicato tanti nomi e professioni, tutti reali. “Tutti questi fogli rappresentano 160 imprese. Il nostro è un urlo disperato, molti colleghi non hanno nemmeno i soldi per pagare la corrente. Siamo fermi, non ci sono eventi e mostre e le imprese artigiane sono sul lastrico”, spiega Gianluca Mureddu, del consorzio Cagliari centro storico e tra i rappresentanti degli artigiani: “I cali di fatturato sono del 70 per cento. Dai primi incontri che abbiamo appena fatto, siamo contenti perchè sono stati attenti alle nostre richieste: un indennizzo per il settore, ogni artigiano esprime il valore artigianale e culturale dell’Isola”. E servono almeno “4-7mila per far sopravvivere ogni attività, con la speranza che poi gli eventi riprendano”.
Federico Coni, segretario di Artimanos, di Ales, aggiunge che “serve un indennizzo per tamponare le perdite. Poi, se la vita riprende può darsi che ce la possiamo fare, ma serve un aiuto importante. Soldi dalla Regione e dallo Stato, ma dobbiamo vedere chi fa prima. Ci sono già state diverse botteghe, nell’Isola, che hanno chiuso”.








