Nel corso della seduta che ha portato all’approvazione del nuovo Piano Urbanistico Comunale, l’unico voto contrario è arrivato dal consigliere del gruppo Misto, Giuseppe Farris. A differenza del resto dell’Aula, ha espresso una posizione nettamente critica verso la visione strategica del Piano.
Consigliere Farris, lei è stato l’unico a votare contro il nuovo PUC. Perché?
Perché è un Piano che guarda ai luoghi e non alle persone. Si concentra sulla forma urbana, sugli spazi, ma ignora la realtà sociale di una città che ha sempre meno residenti e sempre più anziani.
Qual è, secondo lei, l’errore di fondo del Piano?
È ispirato a un modello di sviluppo estraneo alla nostra storia e alle nostre specificità. Sembra una città immaginata dall’alto, il modello dell'”uomo nuovo” disegnato dai burocrati di Bruxelles: giovane, senza tradizioni, senza radici.
Ha criticato anche gli indirizzi dei PULMS. Per quale motivo?
Perché ci obbligano a realizzare altri 60 chilometri di piste ciclabili, oltre ai 30 già esistenti. È una spinta che non tiene conto della reale domanda, né delle caratteristiche della città.
Uno dei passaggi più duri del suo intervento ha riguardato la “città dei 15 minuti”. Cosa non la convince?
È un modello nato per realtà come Parigi, dove in centro gli immobili costano 20 mila euro al metro quadro mentre a pochi chilometri esplodono le banlieue. Pensare di trapiantarlo qui è irrealistico. Nel nostro PUC viene evocato impropriamente, quasi con la pretesa di applicarlo alle periferie, invece di portare nelle periferie persone, idee, cultura e ricchezza.
Ha accennato anche a un problema di metodo. Cosa intende?
È un PUC calato dall’alto. È evidente che la componente tecnica abbia preso il sopravvento su quella politica. La politica avrebbe dovuto orientare, non subire.
In conclusione, cosa la porta a confermare il suo voto contrario?
L’assenza di una visione centrata sui cittadini. Il Piano guarda agli spazi, ai modelli astratti, ma dimentica le persone che in quei luoghi vivono.











