A Cagliari e in Sardegna la chiusura alle 18 di tutti i bar è realtà solo da oggi. In Emilia Romagna, invece, il primo stop è più datato: “Il divieto è pesante, inutile negarlo. Ho registrato un crollo degli affari dell’ottanta per cento”, spiega Giovanna Barrili. 33 anni, titolare di un bar a Pontenura, paesino di seimila anime in provincia di Piacenza, è sarda per metà: “Mio padre è nato a Bari Sardo, mia madre invece è tedesca”. La vita, anche lavorativamente parlando, non è semplice in una delle prime “zone rosse” istituite dopo i casi di Coronavirus: “La polizia fa i controlli col metro laser per le distanze giuste tra i tavolini, se qualcuno sbaglia scattano multe sino a settecento euro e, anche, la chiusura preventiva del locale. Gli assembramenti ci sono sin dalla mattina, per la colazione. Noi siamo obbligati a servire i caffè ai tavoli ma molti vogliono comunque consumarlo al banco”, spiega. Insomma, il rischio di sanzioni salate è sempre dietro l’angolo.
“Chiudiamo alle diciotto, sono sparite le possibilità di organizzare gli aperitivi o le serate del venerdì, quando stavo aperta sino alle 23. Il calo degli affari c’è ed è dell’ottanta per cento”, sostiene la barista. “Ai miei colleghi di Cagliari e della Sardegna dico di mantenere la calma e di avere tanta pazienza. È un momento difficile e tremendo ma, prima o poi, il virus sarà sconfitto”.