130 giornalisti sono finiti senza lavoro e senza neppure i soldi degli stipendi arretrati. Ma loro acquistavano per viaggi, benefit, palestre esclusive: bancarotta fraudolenta, questa l’accusa con la quale la Guardia di Finanza di Cagliari ha arrestato oggi Alberto Rigotti, l’editore della catena di giornali Epolis chiusi a settembre del 2010. Con lui sono stati arrestati(e si trovano ora ai domiciliari mentre Rigotti è dietro le sbarre) l’ex amministratore delegato Sara Cipollini e l’ex componente del Cda Vincenzo Maria Greco, dominus del gruppo Epolis negli ultimi mesi. L’accusa principale è quella di avere utilizzato la concessionaria pubblicitaria Publiepolis per pagare una serie di creditori di Epolis, ma in maniera del tutto arbitraria senza rispettare la “par condicio creditorum” e con dissimulazioni documentali. Nonostante questo Rigotti fu costretto a licenziare tutti i dipendenti promettendo una improbabile riapertura a scaglioni, con la vendita delle testate. In realtà tutti persero lavoro,giornalisti grafici e pubblicitari, Mentre i soldi- secondo le accuse della Finanza- venivano distratti anche per utilizzare automobili, pagare soggiorni dorati agli ex amministratori. 15 milioni di euro stornati da Publiepolis per pagare debiti di Epolis,la concessionaria era diventata la cassa del gruppo. Ora l’imprenditorre trentino laureato in Filosofia è in galera.
Si spiega nella nota della Guardia di finanza di Cagliari: «L’attivita’ investigativa, eseguita dagli specialisti del nucleo di polizia tributaria, ha fatto emergere che il fallimento della “Publiepolis”, dichiarato dal tribunale di cagliari nel giugno del 2011, era stato una conseguenza di malagestione finalizzata a favorire, senza alcun giustificato motivo, alcuni creditori in danno di altri. E’ infatti emerso che nell’arco di 4 anni (dal 2007 al 2010) sono stati utilizzati beni nonche’ patrimoni della “Publiepolis” per pagare i creditori della sua capogruppo, la “Epolis”, senza alcuna tutela per la par condicio creditorum, per un valore complessivo di quasi 15 milioni di euro. Il tutto attraverso insidiosi artifizi contabili e bancari, con dissimulazioni documentali».
«La ricostruzione delle vicissitudini societarie ha permesso altresi’ – si continua – di appurare che i responsabili della bancarotta non hanno disdegnato di destinare a proprio ed escusivo interesse beni quali automobili nonche’ somme di denaro indebitamente prelevate dalle casse della societa’ o tramite carte prepagate o bonifici poi utilizzati nei modi e per le finalita’ piu’ svariati (alberghi, viaggi, soggiorni, palestre esclusive). A fronte di tali evidenze la Procura di cagliari, recependo le conclusioni operative della polizia giudiziaria, ha richiesto ed ottenuto l’emissione da parte del giudice della indagini preliminari del tribunale di specifici provvedimenti di misurecautelari personali che sono stati eseguiti in contemporanea pggi ed hanno portato all’arresto dei dirigenti della società».











