Ha pagato i trenta euro per il pranzo a buffet a Capoterra, Giorgio Chessa. 73 anni, ex medico, è riuscito a farsi autografare dal ministro dell’Interno il libro autobiografico, dal titolo “Secondo Matteo, follia e coraggio per cambiare il Paese”. Firma ricevuta, Chessa scambia due battute nella diretta video esclusiva di Cagliari Online: “Sono stato coordinatore nazionale della Lega Nord, con Bossi nel 1994. Oggi c’è Salvini, sono contento, lo seguo sempre con piacere”, afferma. Una memoria “storica” del carroccio, in altre parole: “Nel 1994, a marzo, Bossi piazzò tanti parlamentari alle elezioni nazionali, il mese prima tutti i sardi dicevano ‘la lega, ooh…’. È stato Maroni a non voler estendere la Lega al centro sud, il simbolo era già pronto, pure il nome, si sarebbe dovuta chiamare ‘Lega italiana federale’, noi ci riunivamo a Pontida e poi a Roma, venivano sin dalla Sicilia e dalla Campania”.
Ventiquattro anni fa, però, gli insulti della Lega nei confronti dei meridionali erano pane – quasi – quotidiano: termini quali terroni, ruba lavoro, scansafatiche venivano pronunciate senza troppi problemi, anzi. “Sono sardo e cagliaritano, originario di Osilo”, afferma Chessa, “su noi sardi ho sempre pensato che siamo pocos, locos y mal unidos. Ognuno può dire ciò che vuole, anche noi, ai vecchi tempi, insultavamo quelli del nord chiamandoli ‘polentoni’”.













