Giorgio Cocco, 61enne, cagliaritano di origine ma residente ad Assemini, padre di due figli (32 e 35 anni), da circa 16 anni si guadagna da vivere vendendo giornali al semaforo di Elmas, sulla statale 130. Come scatta il “rosso” va avanti e indietro tra le auto ferme con la speranza che qualche automobilista di passaggio compri il giornale. Aveva iniziato a lavorare per tanti anni nel settore ingrosso tessuti e abbigliamento, poi per via della crisi si era ritrovato senza lavoro e non avendo a suo tempo avuto la possibilità di trovare un altro impiego, escogitò il modo di darsi da fare dedicandosi all’attività di giornalaio ambulante. Lo si incontra la mattina presto con un carico di giornali sullo zaino: gli automobilisti di passaggio sono i suoi clienti, poi a fine mattinata termina la sua attività. Ogni giorno macina circa trenta chilometri andando avanti e indietro, spesso a vuoto. Per proteggersi dai gas di scarico delle auto indossa un’apposita mascherina, e il gilet catarifrangente arancione salvavita. Encomiabile la sua iniziativa: da apprezzare soprattutto per l’esemplare insegnamento di vita. «Qualsiasi lavoro è onorevole se ci permette di guadagnare almeno un po’ di denaro in maniera onesta», dice Giorgio.
Come si svolge l’attività? «Diciamo che sono un collaboratore esterno de L’Unione Sarda, svolgo un lavoro “atipico”, ho un contratto di collaborazione coordinata e continuativa (abbreviato co.co.co.) e verso regolarmente i contributi Inps e Irpef. Ho già versato 40 anni di contributi: dovrei essere già in pensione, ma “grazie” alla Fornero dovrò lavorare altri sei anni. Tra l’altro è un lavoro di sacrificio, in quanto sono esposto alle intemperie: pioggia, freddo e vento d’inverno e caldo d’estate. Ogni giorno, intorno alle 6,30 vado al magazzino di Sestu a ritirare i giornali e verso le 6,45 sono già al semaforo di Elmas». Il guadagno? «Quasi niente. In cinque anni il mio “reddito” è sceso del 70%. Prima qualcosa mi restava: devo ammettere che avevo un guadagno equivalente ad uno stipendio netto di circa 1.500 euro al mese. Ma negli ultimi due anni c’è stato un calo notevole nella vendita del giornale che attualmente è di circa 50 quotidiani al giorno, e di conseguenza anche il guadagno è sceso in maniera vertiginosa: poco più di 500 euro al mese. In pratica sto lavorando quasi gratis. Da notare che sono impegnato dal lunedi alla domenica dalle 6,45 alle 12,30. In questi sedici anni di attività, per fortuna, non ho fatto neanche un giorno di malattia».












