Cancellazione totale del reddito di cittadinanza, blocco dell’immigrazione di massa, taglio agli oneri governativi per bollette più leggere. Giorgia Meloni a Cagliari, in una piazza del Carmine blindatissima e davanti a circa duemila sostenitori, dopo la presentazione del sindaco Paolo Truzzu, al quale la Meloni riconosce “i risultati sul tema ambientale, Cagliari è in finale per capitale europea del verde”, snocciola tutte le ricette pronta a mettere in campo se il 25 settembre Fratelli d’Italia dovesse risultare il primo partito e lei, di conseguenza, diventare premier: “Sono pronta a guidare l’Italia. Abbiamo avuto ministri come la Azzolina, Toninelli e Di Maio, peggio non si può fare”, dice la Meloni. Sotto il palco anche tutti i consiglieri comunali e assessori di FdI, più i sindaci di Villasimius e Isili, guidati da primi cittadini meloniani. “Sono contro il reddito di cittadinanza, totalmente. Se a un giovane gli dai 780 euro per due anni, poi sarà più povero. Non possiamo non investire sulla formazione dei ragazzi. Siamo un paese sempre più vecchio, destinato a scomparire”. Ma la leader di Fratelli d’Italia sa quali sono i temi più caldi e cari al suo elettorato, ed ecco la stoccata “all’immigrazione di massa promossa dalla sinistra. C’è differenza tra chi è arrivato dall’Ucraina, donne e bambini, e i giovani, in forze, fatti arrivare perché Letta ha detto che tanto fanno lavori che gli italiani non vogliono fare. Non è vero, non vogliono farli a certe condizioni economiche, come accadeva ai tempi dei campi di cotone”. E giù applausi, dalla folla qualcuno urla “è sfruttamento” e lei rincara la dose: “È schiavismo”.
In un’Italia stremata dal caro bollette e con il Governo ancora in carica, almeno per gli affari correnti, la Meloni propone “il taglio degli oneri da parte dell’ stesso Governo, solo così i cittadini possono risparmiare. Ricevo ogni giorno bollette di italiani che non mi fanno dormire la notte”. La chiusura è tutta per l’Europa e il tema, bollente, del gas: “Serve un tetto al suo prezzo, ma Germania e Olanda non lo vogliono”. Poi, dopo 50 minuti netti di comizio, l’inno d’Italia sparato dalle casse e cantato a squarciagola dal palco insieme ai candidati sardi alla Camera e al Senato, col sindaco Truzzu rimasto a cantare l’inno insieme ai suoi consiglieri comunali, e subito in auto per andare all’aeroporto di Elmas. Sullo sfondo, un gruppo di contestatori con bandiere indipendentiste che hanno urlato slogan contro il fascismo: si sono vissuti minuti di tensione e qualche scontro, non grave, con le forze dell’ordine: due persone, alla fine, sono state portate in questura”.









