Le telefonate? La media giornaliera di quelle ricevute è “di novanta al giorno, dalle otto del mattino e, spesso, anche la sera, anche alle 21. C’è una paura del virus che si sta ‘immettendo’ nella testa delle persone, chiamano anche al minimo sintomo. E c’è anche tutto l’aspetto della prevenzione: influenza, vaccini per l’influenza, sinora non mi sono arrivati”, afferma Flavio Busonera. Sessantasei anni, da decenni segue tantissimi quartesi nel suo ambulatorio di via Leoncavallo: “C’è disorganizzazione, molti pazienti positivi al Covid non vengono seguiti, la maggior parte può essere seguita a domicilio ma il servizio delle Usca non è al top. Alcuni miei pazienti hanno avuto una polmonite da Covid, per fortuna sono già stati dimessi e non hanno grossi problemi, ma non vengono ancora seguiti i protocolli delle Usca, e loro non sono stati contattati. L’aspetto assistenziale latita”, dichiara Busonera: “Gli accessi al mio ambulatorio sono esorbitanti, e c’è anche il grosso problema legato ai servizi specialisti ambulatoriali, erogati col contagocce. Per noi è un ulteriore lavoro, dobbiamo fare i medici anche della prevenzione, cioè supplire a terapie specialistiche e consulenze”.
E la disperazione dei cittadini sembra essere elevata, se è vero che, come risponde Busonera a precisa domanda, “sì, mi è capitato di avere a che fare con dei pazienti, positivi, che sono arrivati nell’ambulatorio, senza contare tutte le volte che vengo contattato telefonicamente perché sono emersi i tipici sintomi del Covid. Compilo la scheda per il primo contatto con l’Ats, ma poi i miei pazienti non vengono contattati per il tampone, c’è chi attende anche da venti giorni. Bisogna investire più soldi a assumere altro personale per evadere le richieste di aiuto che, in un momento simile, sono fondamentali. Tracciare le persone positive è alla base di una lotta seria all’epidemia, deve farlo il servizio dell’Igiene pubblica che, ora come ora, sta latitando”.









