Elmas, niente cresima per un ragazzino poiché il padrino è omosessuale: “Dal punto di vista pedagogico, il messaggio è devastante. Un bambino si prepara per mesi alla cresima, sceglie come padrino una figura di riferimento affettiva e solida, e poi si vede negare questa possibilità sulla base dell’orientamento sessuale di quella persona. Cosa sta imparando quel bambino?”.
Il prete non accoglie come guida spirituale di un cresimando un omosessuale, sposato: la Chiesa parla chiaro, l’apertura è verso tutti ma vi sono limitazioni riguardo alla partecipazione a determinati sacramenti. Una passo indietro verso i diritti LGBTQ, solo Papa Francesco aveva smosso le acque e accolto nella casa del Signore tutti, senza distinzione. Ma a Elmas proprio non è così.
“La vicenda apre una questione che non può più essere aggirata: si è trattato davvero di un’applicazione oggettiva delle “regole della Chiesa”, come sostiene il parroco oppure siamo di fronte all’ennesimo caso di discriminazione mascherata da zelo dottrinale?
Peccato che il diritto canonico non parli di unioni civili né vieti esplicitamente il ruolo di padrino a chi è gay. Anzi, lascia al parroco un margine di valutazione personale. E qui il problema: la regola diventa pretesto, la fede selettiva.
In tante parrocchie padrini e madrine in situazioni “non perfette” sono stati accettati. Qui no. Qui il vero nodo non è la dottrina, ma il pregiudizio” spiega T.S, pedagogista.
“Cosa sta imparando quel bambino?
Che l’amore, l’impegno, la fede vissuta nella coerenza personale non bastano se non rientrano in un modello “approvato”? È questa la testimonianza evangelica che vogliamo trasmettere?
Non è questa la Chiesa che molti di noi vogliono. Non è questo il Vangelo che abbiamo imparato”.