“Non ce l’aspettavamo, avevamo presentato un protocollo che era stato approvato dal comitato tecnico scientifico, e siamo stati l’unica categoria a farlo. La cosa assurda è che di fatto il governo se ne sta lavando le mani, perché alla fine ballano dappertutto e senza controlli”. E’ furioso e scoraggiato il presidente dell’associazione discoteche del nord Sardegna, Piero Muresu. “Quella del governo sembra una scelta preventiva per paura della quarta ondata, perché non vogliono responsabilità”.
Il premier Draghi ha però promesso ristori adeguati. “La solita elemosina, si parla di 20 milioni da distribuire fra tutti. Fra l’altro, è chiaro che non si aprirà neanche in inverno, perché se non possiamo lavorare all’aperto figuriamoci al chiuso. Ecco perché servirebbero ristori seri: ci sono famiglie, dipendenti, imprenditori che hanno vissuto di questo per decine di anni e all’improvviso si ritrovano senza niente. La situazione è drammatica, e temo ci sarà disubbidienza civile, in tanti preferiranno rischiare la multa piuttosto che morire di fame”, dice Muresu. Del resto, non è un mistero: i locali sono già tutti o quasi aperti in Sardegna, e si balla anche dove non si dovrebbe. “Siamo stanchi di denunciare situazioni di abusivismo, è assurdo che vengano tollerate”. Intanto, i gestori delle discoteche di tutta Italia hanno annunciato il ricorso al Tar contro il decreto di Draghi.










