di Giulio Neri
Si è parlato di disamistade, e di una pericolosa ciclicità nei fenomeni della balentia, alla presentazione cagliaritana di “Nessuno è intoccabile”. Thomas Melis, di Tortolì, è attento osservatore: «il ritorno dei velluti e dei cosinzos» nell’abbigliamento dei giovani della Sardegna più profonda, al di là dell’elemento folkloristico, rappresenta «un messaggio», l’evocazione di un codice a cui s’intende aderire; talvolta, anche, una minaccia contro modernità e incivilimento.
Questo desiderio di forza selvaggia, di anarchia e di “rispetto” arcaico, che passa attraverso la lingua e i proverbi, è il cardine di un romanzo che si sta facendo apprezzare, anzitutto, per verosimiglianza e scrupolosa documentazione.
Melis ha studiato a fondo la faida orgolese e l’opera di Pino Arlacchi, soffermandosi su tratti e peculiarità di una malavita che, in Sardegna, non ha mai assunto i caratteri dell’antistato mafioso. L’individualismo e la solitudine “montanara”, il ruolo stesso della donna, torva dea mater che «fomenta la vendetta», sono l’afflato di questo banditismo che ancora oggi serpeggia nella coscienza dell’entroterra sardo.
Ma nella piccola libreria Metropolitan di Lorenzo Scano, in Via Orlando, riferimento per appassionati di gialli e noir, non si poteva che sottolineare il valore narrativo specifico, di genere, di “Nessuno è intoccabile”. La suspense, la rivalità e il continuo aleggiare di una resa dei conti (quella fra i Corrasi e i Degortes), pur senza deflagrare in duello, ma anzi, concentrandosi nell’attesa rancorosa, appagano finanche i lettori più attratti dalla violenza-spettacolo.
Il merito è di uno scrittore che riesce a costruire la storia e, al tempo stesso, a elaborare linguaggi differenziati: il patriarca, il balente e il politico, il massone o il gaggio, ultimo fra i pusher – ciascuno di loro parla, e desidera, seguendo un itinerario che si intreccia a quello degli altri; e sappiamo quanto il desiderio sia connesso alla morte.
Perciò, anche in un mondo che appare già distrutto c’è sempre, fra i discendenti degli sconfitti, qualcuno che trama la più sanguinosa rivincita: il ricordo dei balentes è “spietato”, e nessuno può dirsi intoccabile.












