No al trasferimento di 92 detenuti in regime di 41 bis nel carcere Ettore Scalas di Uta: lo ha ribadito la presidente della regione Alessandra Todde dopo l’incontro con cittadini e amministratori locali.
“A Uta ho trovato una comunità compatta e giustamente preoccupata” ha dichiarato Todde. “I numeri illustrati dal Tribunale di Sorveglianza parlano chiaro: il carcere è già oltre la capienza, la Sardegna ha il rapporto detenuti-residenti più alto d’Italia e ospita il maggior numero di detenuti in 41 bis, nessuno dei quali sardo. Pensare di aggiungerne altri sarebbe una scelta ingiusta e illogica”.
La presidente ha evidenziato il peso che un simile trasferimento avrebbe sul sistema sanitario regionale: “La sanità la paghiamo interamente noi. Ogni costo aggiuntivo ricadrebbe sui cittadini sardi, e questo non è accettabile”.
Todde ha anche richiamato i rischi legati al territorio: “Parliamo di un tessuto economico sano, che non è strutturato per reggere l’indotto e le pressioni che un aumento di detenuti in 41 bis può generare”. A questo, ha aggiunto, si sommano “le ricadute sul Tribunale di Sorveglianza e su una polizia penitenziaria già gravemente sotto organico”.
La presidente ha poi ripercorso i passi istituzionali compiuti dalla Regione negli ultimi mesi: “Da giugno chiediamo un confronto al Ministero. A settembre il ministro Nordio ci aveva garantito ascolto e attenzione alla specificità della Sardegna”. “Oggi invece sembra che tutto sia già stato deciso, senza dialogo né condivisione. È inaccettabile”, ha affermato. “Gli impegni presi vanno rispettati. La vita delle comunità non può essere stravolta da decisioni calate dall’alto”.
Todde ha concluso ribadendo l’impegno dell’amministrazione regionale: “Continueremo a chiedere la riapertura del tavolo, insieme ai sindaci e alle istituzioni del territorio. La Sardegna merita rispetto e scelte ponderate”.













