Non soddisfano le risposte del Ministro Matteo Salvini sull’atteso Decreto “Salva Casa”, nato con l’intento di semplificare la sanatoria delle piccole irregolarità e rimettere sul mercato un gran numero di immobili. Sembra però che questo progetto non abbia valutato in modo adeguato le esigenze delle singole realtà e dei Comuni italiani, che devono affrontare ogni giorno piccole e grandi problematiche. E la risposta da parte delle città non si è fatta attendere, compresa Cagliari e la sua giunta Zedda. “Le dichiarazioni del Ministro Salvini al Question Time dello scorso mercoledì 6 novembre riflettono una visione distante dai reali problemi abitativi e dalle necessità urgenti delle nostre città.”- fanno sapere i rappresentanti delle città italiane attraverso la voce di vicesindaci e assessori. “Il Governo, infatti, non ha ancora messo in campo alcuna misura strutturale per fronteggiare la crisi abitativa, che è un’emergenza sociale crescente, nonostante i proclami anche di quest’oggi da parte del Ministro. Il Dl “Salva Casa” a cui fa riferimento è un intervento che affronta solo marginalmente questioni di carattere burocratico, senza però dare risposte concrete a milioni di persone in difficoltà. Manca infatti un vero piano per incrementare l’edilizia residenziale pubblica, per contenere gli affitti e per sostenere l’abitare dignitoso nelle grandi città come nei comuni più piccoli. Dall’ultimo rapporto OCSE sul benessere delle città si legge che, dal 2019, la quota di famiglie a basso reddito oberate dai costi dell’alloggio è aumentata in un terzo dei Paesi Ocse, tra i quali il nostro. Il tema viene largamente ripreso nella nuova organizzazione delle Commissioni europee, tra le quali figura la nuova commissione housing ed energia. Gli elementi di cornice politica ci sono tutti perché i singoli Paesi prendano iniziative strutturali su questo tema.” Nella nota, si richiede un incontro con il Ministro Salvini, già invocato più di una volta: “Come Assessore e Assessori alle politiche abitative di Bologna, Roma, Milano, Napoli, Torino, Firenze, Perugia, Cagliari, Padova, Verona, Vicenza, Udine, Parma, Lodi, Bergamo, Lecco, Brescia, Monza, abbiamo ripetutamente chiesto un incontro al Ministro Salvini proprio per discutere di una legge nazionale sul diritto alla casa che intervenga sull’edilizia popolare, sui vuoti urbani ed aree dismesse, per un aumento sostanziale dei fondi per l’affitto e la morosità incolpevole (cancellati proprio da questo Governo) e per una normativa che regoli gli affitti brevi che stanno stravolgendo il mercato residenziale. Questa richiesta, rappresentata da un’alleanza municipalista per il diritto all’abitare, rimane ad oggi inascoltata dal Governo. Nessuna risposta ma solo proclami nei convegni e nelle aule parlamentari. Oggi e domani decine di associazioni e sindacati che si occupano di diritto all’abitare saranno riunite a Genova per il Social Forum dell’Abitare: il Ministro parta dando ascolto alle proposte che arrivano da amministratrici ed amministratori e dalle città. Bisogna mettere in campo una politica strutturale sulla casa supportata da investimenti reali e da una programmazione che valorizzi il recupero del patrimonio immobiliare esistente e risponda alle esigenze di chi vive il disagio abitativo ogni giorno. La nostra proposta è chiara: serve un intervento immediato e concreto che non si limiti alle forme di snellimento del Salva Casa, ma si concentri sul sostegno all’edilizia residenziale pubblica e sociale e sul rendere il diritto alla casa tutelato ed esigibile. Ogni ulteriore ritardo, ogni mancato ascolto, ogni azione inefficace del governo non farà che aggravare una situazione già critica, trasformandola in una vera e propria bomba sociale nelle nostre città.”
In prima linea anche l’assessora Puddu , che aggiunge: “La politica ha il dovere di dare una risposta strutturale alla drammatica sofferenza abitativa che la nostra città affronta. Promuoveremo un programma con la Regione Autonoma della Sardegna e Area finalizzato a incrementare gli alloggi di edilizia residenziale pubblica, anche riconvertendo il patrimonio pubblico dismesso”.