Mi ero organizzata per andare a vedere uno spettacolo, accompagnata da due assistenti e due amiche, con la semplice speranza di poter godere della musica in piena sicurezza. Tuttavia, per quanto dal punto di vista della sicurezza fosse tutto ben organizzato, altrettanto non lo è stato dal punto di vista dell’accessibilità né da quello della visibilità: gradini, percorsi su ghiaia, spazi marginali e soprattutto una visuale negata dal traliccio del service. Lo slogan dell’evento, “La musica che unisce”, risuonava come una beffa. Volevo comunque rimanere ma, se non fosse che per disposizioni non comprensibili, mi è stata tolta la possibilità di poter comunicare con la mia assistente, mettendomi nella condizione di non poterle chiedere aiuto qualora avessi avuto bisogno. Sono andata via, dando le mie motivazioni al personale, ai tecnici, agli addetti alla sicurezza che mi chiedevano spiegazioni mentre mi allontanavo dall’area. Altrettanto ho fatto successivamente con il Sindaco, cercando di spiegarle il mio disagio mettendola doverosamente al corrente dei fatti. Ho ricevuto solo sguardi smarriti, frasi di circostanza e un rassegnato “mi dispiace, ho solo rispettato la legge”. Il suo atteggiamento era più quello di chi è alla ricerca di discolpe che all’ascolto. Ho sentito tutto il peso dell’indifferenza. Non solo ero fisicamente isolata, ma anche ignorata come persona che chiedeva attenzione. Questo atteggiamento mi ha ferito più del disagio e della delusione che ho provato a non poter seguire lo spettacolo musicale: mi ha fatto sentire che la mia partecipazione non contava nulla. Ma rispettare la legge non basta se l’esito è escludere una persona. L’accessibilità non è un favore, è un diritto e non passi il messaggio che le leggi si fanno per gli altri e le eccezioni per noi stessi!!! La legge va giustamente applicata, ma a tutto e a tutti. Pertanto cosi come è stata minuziosamente e abbondantemente applicata la normativa sulla sicurezza (D.Lgs 81/2008 e smi. Direttiva Piantedosi, TULPS, Circolari varie e quant’altro) altrettanta accuratezza doveva essere usata nell’applicazione della normativa a tutela dei disabili (Legge n. 18/2009, la Convenzione ONU, Agenda 2030, etc..).
Scrivo perché spero che quanto è accaduto non si ripeta più. Perché non ci si nasconda dietro la scusa di aver “rispettato la legge”. Perché la musica, le arti e la cultura devono unire davvero, e non diventare l’ennesimo palcoscenico di esclusione.
È necessario sottolineare, a conclusione di questa precisa e circostanziata vicenda che l’accessibilità non è solamente una questione di rispetto e applicazione della normativa, di acritica fiducia nei tecnici e nei tecnicismi, ma è una ricerca di soluzioni “sensate e ragionevoli”, attente alle necessità dei più fragili, perché le disabilità non sono tutte uguali. Non è solo una questione di spazio o di harriere architettoniche, ma anche di approcci culturali che superino le barriere sociali, spesso più insidiose perché meno evidenti. L’accessibilità è rispetto, è inclusione, è garantire pari opportunità di godere della cultura e della bellezza.
Con la nostra Associazione lavoriamo ogni giorno per aiutare i malati a uscire di casa, a partecipare, a vivere. Ma tutto il nostro impegno rischia di essere vanificato se la società continua a relegarci ai margini. E lasciamo una domanda a chi organizza eventi, a chi amministra, a chi governa: “Perché i malati si nascondono? O forse siamo noi, come società, a volerli nascondere?”.
La sindaca Monica Cadeddu a Casteddu Online spiega: “Per il DCM Music Festival abbiamo previsto un’area dedicata alle persone con disabilità, collocata in prima fila ma leggermente decentrata rispetto al centro del palco, per motivi di sicurezza e benessere. La posizione centrale avrebbe infatti comportato un’esposizione diretta alle casse principali, su suggerimento anche di persone con disabilità che avevano segnalato l’importanza di evitare un impatto acustico eccessivo. L’accessibilità è stata garantita prevedendo l’ingresso di un accompagnatore per ogni persona con disabilità, non era possibile accoglierne più di uno così come richiesto dalla signora Podda.
Dopo aver ricevuto la segnalazione della signora Podda durante la seconda serata, ci siamo subito attivati spostando l’area nel corridoio centrale per migliorare la visibilità. Purtroppo, le persone presenti si sono trattenute per un periodo limitato a causa del forte impatto sonoro proveniente dalle casse centrali rivolte verso quella zona.
Siamo consapevoli che l’accessibilità richiede attenzione e ascolto continui, e intendiamo rafforzare il confronto con le associazioni per rendere le prossime edizioni sempre più inclusive e adatte alle diverse esigenze”.











