Ha trentadue anni e, da sei, lavora al Brotzu, uno degli ospedali sardi “no Covid”, Davide Musolino. Infermiere in Chirurgia vascolare, anche se non deve mai avere a che fare con pazienti positivi, denuncia varie problematiche. La prima? La carenza del personale: “Avere un infermiere che segue più pazienti di quanti ne prevede il regolamento di sicurezza vuol dire che non c’è un’assistenza corretta, il posto di terapia intensiva viene equiparato a un reparto”. Casi che “stanno succedendo, io lavoro in sala operatoria. Ci sono delle cose che non vorremmo che accadessero”, spiega l’infermiere. E l’emergenza Covid? “Partivamo già da una base insufficiente, c’è stato il tempo ma, forse, non la voglia di dedicarci a ciò che è nostro, cioè aumentare i contratti e fare assunzioni, dando la formazione agli infermieri che arrivano e che devono gestire un virus che è diverso dalle altre patologie”.
E, inoltre, è arrivata anche quella che il sindacato Usb ha definito “una beffa”, cioè la ripartizione dei soldi messi a bilancio per il 2021 per la contrattazione collettiva: “Due euro in più (al giorno) sono pochi, se messi in relazione alla non formazione corretta e al personale carente, che viene esposto al rischio”.










