di Raffaella Aschieri
Quando il Direttore mi ha proposto di creare una rubrica che parlasse di storie d’ amore, da raccontare anche in forma anonima, una sorta di posta del cuore, li per li ho riso e ho pensato che scherzasse. Ma invece era serio. Serissimo. Ho capito che mi conosce piu’ di quanto sapessi, perchè l’idea mi ha emozionato. Sono convinta che il mondo possa migliorare solo parlando di piu’ di amore nelle sue molteplici forme. Potete raccontarci in questo spazio il vostro amore perfetto e riuscito o quello mai avuto, quello finito, amori inconfessabili, amori traditi. Io sarò qui a leggervi e risponderò a eventuali domande con la dovuta cautela e perizia.
Mi son chiesta: e’ giusto chiedere agli altri le proprie storie d amore senza ch’io parli per prima? NO. Ecco la mia storia: a quarantaquattro anni suonati avevo una figlia di 6 anni ed ero da qualche anno mio malgrado single. Come spesso succede, dopo una separazione, mi sono concentrata solo sul lavoro e sulla crescita della mia bambina. Interiormente però cercavo di curare le ferite dolorose e le lacerazioni post separazione. La cura fu l’induzione, come fosse un artifizio all’apatia. Trovavo gli uomini insulsi, poco interessanti, inutili. Il mio cuore si era addormentato. Nessuna forma d amore mi sfiorava. Quando qualcuno sporadicamente tentava un approccio anche per una semplice conoscenza, mi negavo. Ero rassegnata, anzi no, convinta di aver chiuso con l’amore per sempre.
Avevo smesso di sanguinare ma ero di pietra. Cinque anni immersa solo in me stessa chiusa al mondo. Non ho mai pensato dopo la separazione a una possibile nuova vita amorosa e di coppia. Un giorno però qualcosa è cambiato. Leggendo un quotidiano appresi che un certo Dino (nome di fantasia per ovvie ragioni) aveva avuto problemi sul lavoro, piuttosto seri. La notizia mi scosse molto. Avevo conosciuto Dino circa 25 anni prima, era un ragazzo bello e di lui mi ricordavo la timidezza e il fatto di sapere che era una brava persona. Non lo vedevo da allora. Non so cosa mi successe mentre leggevo quell’ articolo, di sicuro pensai a quanto avrei voluto incontrarlo per rassicurarlo. Avevo pensato di cercarlo, trovai l’ idea folle, o meglio, pensai che lui mi avrebbe considerato pazza. Mi rimase il pensiero. Fisso. Un giorno dopo qualche mese a un semaforo rosso deserto una moto si affianco’ alla mia auto. Era lui. Ci siamo salutati e poi abbassando il finestrino, con un guizzo di vitalità incontrollabile, gli dissi : “ho letto i giornali, ti ho pensato tanto, vedrai che si risolve tutto…ti scriverò'”. E cosi feci. Ci scrivemmo. A lungo. Sorprendentemente cominciai ad incontrarlo spesso per caso. Mi sentivo come pilotata da una forza esterna a me. Non mi domandavo perchè pensassi a lui, né pensavo di provare sentimenti sta di fatto che ad un certo punto, dopo lettere e telefonate, ho capito d’essere attratta da lui. Non solo fisicamente. Avevo voglia di raccontargli i miei pensieri, dedicargli canzoni e poesie.
E lo facevo. Lui apprezzava. Non mi interessava il suo pensiero. Avevo bisogno fisico e mentale di dedicargli tutto quello che di bello vedevo e sapevo. Ricordo perfettamente di aver pianto disperatamente per questa presa di coscienza, da una parte venni di nuovo investita da quel meraviglioso senso di gioia e di felicità che dà l’amore: mi sentivo radiosa nell’anima ma dall’altra avevo il terrore di poter star male, di non essere corrisposta o peggio d’essere derisa. Mi dilaniavo. Prevaleva però selvaggia la voglia di amare e di dare tutto quel che potevo. La confidenza era tale che senza pudore ammisi i miei sentimenti. La passione fu travolgente, avevo di nuovo un cuore, amavo. L’ho adorato per lungo tempo sapendo di essergli entrata dentro. La storia è finita senza essere finita, l’amore in certi casi non conosce fine. Foto quadro Magritte Gli Amanti
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