Nel silenzio delle Istituzioni regionali, a far rumore sono i dati impietosi che arrivano dall’Istat sull’occupazione nell’Isola nel secondo trimestre 2016. Rispetto al 2015, crollano gli occupati (-6mila unità), diminuisce di poco anche il numero dei disoccupati (-2.400 unità), ma solo perché cresce il numero dei sardi che hanno perso la speranza di trovare un lavoro e rinunciano anche a cercare. I cosiddetti inattivi sono, appunto, aumentati di quasi ottomila unità (+7.900).
“Il quadro tracciato da queste cifre indica il fallimento delle politiche del lavoro messe in campo dal Governo nazionale e dalla Giunta di centrosinistra”, accusa Paolo Truzzu, Consigliere regionale di Fratelli d’Italia-An. Un lieve aumento degli occupati (+15mila) rispetto al primo trimestre dell’anno è dato solo dalle assunzioni nel periodo estivo. “Ma anche questo dato, oltre a confermare che l’unico sbocco occupazionale per molti sardi rimane quello di brevi lavori stagionali, è inferiore rispetto a quello rilevato durante l’estate 2015”, spiega Truzzu.
Ciò che più preoccupa, come rileva anche il Seo (Sardinian Socio-Economic Observatory) è, però, che “la diminuzione del tasso di disoccupazione risulta principalmente dovuta all’incremento delle persone inattive cioè di quei soggetti che hanno smesso di cercare lavoro nel periodo di riferimento”.
“In pratica i sardi, passato il breve effetto Jobs Act e terminate le agevolazioni fiscali previste, non riescono più a trovare un lavoro stabile e ormai rinunciano anche a cercare un’occupazione. Sfiduciati e senza prospettive vanno ad aumentare le fila degli inattivi”, è l’allarme di Truzzu.
“Stranamente dall’assessorato al Lavoro, a differenza di quanto avviene per consuetudine, questi dati non hanno avuto nessuna adeguata analisi ufficiale, né un commento a mezzo stampa”, accusa l’esponente di FdI. “Ci piacerebbe sapere se anche Pigliaru, la Mura e chi dovrebbe prima allarmarsi per questi numeri, poi velocemente agire concretamente per invertire la tendenza, si stia nascondendo e tristemente vada annoverato a sua volta nel numero degli inattivi”, ironizza, infine, Truzzu.











