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Un episodio di corruzione accaduto 30 anni fa al comune di Cagliari. Lo racconta Francesco Desogus, esponente cagliaritano del Movimento 5 Stelle. “Marcè, approfittiamo del momento, così ci facciamo il prepensionamento”. La mia prima denuncia. Avevo trent’anni e da poco più di un anno ero direttore del servizio verde pubblico al Comune di Cagliari. In missione, questo è il termine burocratico, per una mostra internazionale in un paese comunitario. Quella sera il collega era alticcio e così, in autobus verso lo stesso albergo, approfittai e gli chiesi come mai non c’era la delibera di giunta che lo autorizzava alla missione sua e degli altri colleghi che, con mio stupore, ritrovai all’aeroporto alla partenza. Stessa destinazione e mostra, ma soprattutto tutti con una nuova Nikon, modello identico. Sconto stock? Mah…
Le risposte furono di meraviglia: viaggio e vitto, compreso il benefit della reflex di marca a spese dell’imprenditore, anch’esso unitosi alla comitiva. Ovviamente io ero in servizio e loro, doverosamente, in congedo, come da termine burocratico, cioè in ferie.
Allora, col vecchio codice di procedura penale, le porte di Buoncammino si spalancavano facilmente. Parlai con un noto giovane sostituto procuratore cagliaritano: “Venga domani per depositare la denuncia”. Non ebbi il coraggio, padri di famiglia tutte le persone coinvolte, conoscevo mogli e figli. Portai al sindaco De Magistris una nota che riassumeva la faccenda. Lesse in silenzio e iniziò a sudare.
“Ha coraggio ragazzo. Grazie e buonasera”. Due giorni dopo mi convocò il vicesindaco, che era anche il mio assessore: “Questi assegni dei tuoi colleghi rimborsano viaggi ed il resto. Tu qui non farai più carriera, sei finito!”. Tempo dopo ci finì lui a Buoncammino, per altre questioni, ma non per causa mia e poi avevo già cambiato ente.
Dalla seconda faccenda, immancabile, e così per le successive, non mi sono rivolto più al politico: direttamente in Piazza Repubblica e/o alla Corte dei Conti.