E’ stato incoronato presidente del consiglio regionale della Sardegna in lacrime, emozionatissimo, ovviamente felice per il coronamento di una carriera politica che non ha praticamente conosciuto intoppi e l’ha portato dai banchi del consiglio comunale allo scranno più alto del palazzo regionale. Piero Comandini, segretario regionale del Pd, ha ringraziato per il “grande affetto di tutti i colleghi di maggioranza e anche di opposizione: siamo privilegiati, abbiamo la responsabilità di scrivere pagine belle per i sardi”, le sue prime parole. “Grazie a chi mi ha votato e anche a chi ha votato scheda bianca, come segno di responsabilità e fiducia per quello che faremo insieme in Aula”. Poi l’invito a “spogliarci delle appartenenze politiche, che non significa rinnegare la propria cultura politica, ma in questo momento dobbiamo avere di fronte a noi solo la Sardegna e i sardi, con i problemi che ancora oggi attanagliano l’isola”.
Un ringraziamento alla nuova governatrice Alessandra Todde e allo sconfitto Paolo Truzzu “per come ha condotto la campagna elettorale e per le sue parole di apprezzamento all’indomani del voto – ha sottolineato Comandini – Sono sicuro che il suo gruppo e tutta l’opposizione collaborerà a quella che io considero una fase costituente per la politica sarda. Voliamo alto, cerchiamo di risolvere insieme i problemi, ci sarà tempo per le campagne elettorali. Si apre oggi una fase nuova e straordinaria, sarò il presidente di tutti voi e dei sardi”, ha precisato. Comandini dovrebbe ora dimettersi dal ruolo di segretario regionale del Pd, al contrario del suo predecessore al sesto piano di via Roma, Michele Pais, che non aveva mai rinunciato al ruolo di coordinatore della Lega in Sardegna, con il quale c’è stato un breve passaggio di consegne con il rito della campanella.
Dalla senatrice di Fratelli d’Italia Antonella Zedda l’invito a dimettersi da segretario, nonostante appunto il suo alleato Pais non l’abbia mai fatto, l’augurio ai 60 consiglieri regionali ma mai un augurio in modo diretto e personale ad Alessandra Todde, che naturalmente rientra fra i 60 eletti, ma che non è stata neanche citata dalla Zedda, nonostante sia anche la prima donna presidente in Sardegna.