“Troppo cibo sprecato in due mense scolastiche a Quartu, doniamolo ai poveri”

La lettera-appello promossa da Maria Carla Loi, 54 anni, maestra della scuola primaria: “Il cibo è sigillato, spesso i bimbi lo rifiutano e allora finisce nella spazzatura. Una follia, possiamo darlo ai bisognosi o farlo portare a casa dai piccoli”


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Stop agli sprechi alimentari nell’istituto comprensivo 6 di Foxi a Quartu Sant’Elena. Anno scolastico appena iniziato ma i problemi, datati, potrebbero essere dietro l’angolo quando riaprirà la mensa: il cibo proposto non viene consumato tutto, e viene purtroppo buttato. Con l’emergenza Covid, ancora di più ogni pasto è sigillato, dunque è possibile consumarlo in un altro momento e donarlo. E allora Maria Carla Loi, 54 anni, insegnante nella scuola primaria quartese, torna alla carica: “Avevo già scritto una lettera due mesi fa al sindaco e agli assessori, ma non ho mai ricevuto risposta. Ho raccolto anche 150 firme tra colleghi, personale Ata e genitori. È folle che, proprio nell’ambiente scolastico, luogo dove deve trionfare sempre la cultura e il buon senso, venga buttato il cibo”. Quindi, la prof decide di fare un appello bis: “Sto per spedire nuovamente la lettera, spero che il Comune risponda”. Eccola, di seguito.

“Egregio signor sindaco, i firmatari della presente Le si rivolgono al fine di portare alla Sua attenzione ciò che trovano quanto meno ignominioso, soprattutto in questo momento storico particolarmente critico: lo SPRECO ALIMENTARE messo in atto QUOTIDIANAMENTE nelle mense scolastiche. Il cibo, attualmente fornito in confezioni singole, se rifiutato (cosa che purtroppo si verifica con estrema frequenza in quanto sgradito ai commensali sia bambini che adulti) viene SISTEMATICAMENTE DISSIGILLATO e conferito tra i rifiuti. Già a partire dagli scorsi anni in maniera informale, ma anche formale nell’anno scolastico in corso dalla Docente referente mensa in rappresentanza del nostro Istituto, è stata avanzata la richiesta che gli alunni potessero portare a casa le pietanze non consumate, avendole le famiglie, cosa tutt’altro che irrilevante, PAGATE. Ma inesorabilmente è stato “CONCESSO” loro di asportare solo l’acqua, il pane e la frutta. Le motivazioni addotte sono state: NON CONSENTITO DA REGOLAMENTO, e possibile INTERRUZIONE DELLA CATENA DEL FREDDO in quanto la Ditta erogatrice declina ogni responsabilità qualora insorgessero in seguito dei problemi. La cosa è però facilmente controvertibile: in quanto Docenti, insegniamo ogni giorno ai nostri allievi che gli errori POSSANO e DEBBANO essere corretti anche in corso d’opera, pertanto ci è difficile accettare che un siffatto regolamento non possa essere modificato, salvo che non sussista un’esplicita volontà di non volerlo fare. Non è chiaro il motivo per cui la Ditta sia così preoccupata che le si attribuiscano eventuali responsabilità dato che il servizio offerto non prevede la merenda, invece fornita dalle famiglie e che può essere costituita da alimenti i più svariati, non necessariamente sigillati e sulla cui igiene in fase di preparazione e confezionamento non si può garantire. Suddetta merenda viene ovviamente consumata in orario scolastico. È a tutti ben noto che comunemente vengano acquistati in rosticcerie e grande distribuzione, pasti confezionati “freschi” e consumati dagli utenti nei propri domicili senza che i rivenditori debbano verificarne le tempistiche di consumazione. È stato negato il ritiro del pasto anche nei casi in cui i genitori, per vari motivi, siano dovuti venire a prendere i figli durante l’orario della mensa e pertanto, sarebbe stato consumato di lì a poco, invalidando ancora una volta la motivazione di voler assicurare la continuità della “catena del freddo”. La legge 166/2016 (relativa alle cosiddette “doggy bag”) è un diritto affermato dalla Cassazione e, se da una parte la Ditta non è tenuta a fornire il contenitore, continua a non essere chiaro il motivo per cui sia invece legittimata a sconfezionare e gettare il cibo tra i rifiuti. La Cassazione ha emesso, in merito al diritto degli utenti all’asporto del cibo, la sentenza n.29942/2014 e, se è vero che “una sentenza non fa giurisprudenza”, la Cassazione è comunque l’organo più accreditato per la corretta interpretazione delle norme. Non è chiaro come avvenga lo smaltimento di suddetti rifiuti, in particolar modo di quelli in forma liquida. Se il pasto, dato l’ingente quantitativo eliminato ogni giorno, risulta così SGRADITO all’utenza, ha davvero senso trincerarsi dietro “fantomatiche dietiste della ASL” (le quali, seppure invitate anche in passato a presenziare alle riunioni del Comitato Mensa nella sede del Comune, non si sono mai presentate) pur di non apportate alcuna variazione in termini di APPETIBILITA’, QUALITA’ e RIPETITIVITA’ degli alimenti?”. Ancora: “Gentile sindaco, ogni giorno ci preoccupiamo di trasmettere ai nostri allievi e ai nostri figli valori in cui realmente crediamo quali: IL SENSO CIVICO, LA SOLIDARIETA’, LA COLLABORAZIONE e L’ACCOGLIENZA, IL RISPETTO e L’ATTENZIONE per L’ALTRO e per L’AMBIENTE, LA SENSIBILITA’ VERSO TUTTI GLI ESSERI VIVENTI affinché possano un domani non troppo lontano farsi portavoce di tali insegnamenti e vogliano salvaguardare con orgoglio il mondo in cui vivranno, ma se alle nostre parole non faranno seguito fatti, esempi concreti, anche a partire da piccoli gesti di cura quotidiana (che per altro, stavolta, davvero avrebbero solo il “costo” di averci pensato), quali favole e imposture gli avremo mai raccontato? Oggi più che mai siamo bombardati da notizie sempre più inquietanti e non è raro venire a contatto con persone che hanno perso o sono costrette a dar fondo a tutti i loro averi per poter andare avanti. Più che mai un piccolo gesto può essere significativo e lo è fuori dubbio in senso di UMANITA’ e SOLIDARIETA’… Se la risposta alla nostra richiesta dovesse essere un altro NO, CHIEDIAMO di avere delle risposte PIU’ ESAURIENTI di quelle pretestuose finora fornite: siamo convinti di averne il diritto. Le CHIEDIAMO INVECE di AIUTARCI A PORRE FINE a questa situazione incresciosa consentendo, alle famiglie che lo volessero, di avere il cibo dei propri figli (il cui uso riguarda solo loro). In seconda ma non ultima istanza, stipulare un accordo con associazioni umanitarie, onlus, etc… che si facciano carico, al termine dell’orario del pranzo, di venire a ritirare senza oneri aggiuntivi per il Comune, la Scuola, La Ditta Il cibo sigillato inutilizzato e fattorie didattiche/canili/colonie di animali, etc…, per quanto riguarda il cibo sconfezionato.  Si sottolinea che in altre regioni tali procedure siano prassi consolidata da tempo e non si capisce come qui debbano incontrare tali resistenze, e neppure il motivo per il quale ci si debba vedere costretti ad insistere per ottenere quello che dovrebbe essere un atto dovuto e una semplice attestazione di senso civico”.

 


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