Vessate, strizzate, perseguitate dal folle aumento dei prezzi che riguarda ormai tutto. Compreso il diritto all’istruzione, peraltro obbligatorio fino ai 16 anni, salvo che quell’obbligo viene pagato profumatamente sin dalle scuole medie. L’anno scolastico che sta per cominciare sarà una stangata per le famiglie in Sardegna, come del resto nelle altre regioni italiane: per mandare un figlio alle superiori si spenderanno in media 1.200 euro. Ovvero, uno stipendio medio, grazie ai rincari fra l’8 e il 10% che non danno tregua neanche sul fronte scuola.
Le cause indicate sono sempre le stesse: i rincari delle materie prime e, in generale, dei costi di produzione. I prezzi schizzano poi alle stelle se si tratta di prodotti di marche specifiche e sponsorizzate da influencer.
Per quel che riguarda i libri di testo, la spesa sale in base dal grado di istruzione: si passa dai circa 300 euro a studente della prima media ai 600 euro del liceo, compresi i dizionari, ma si può arrivare anche a 700 euro in alcune classi, un business che supera quota 1 miliardo di euro all’anno. Libri che peraltro, va detto, sono nella maggior parte dei casi inadeguati, anacronistici e per niente attrattivi nei confronti dei ragazzi.
Un modo per risparmiare qualcosa c’è: prima di tutto evitare i prodotti legati alle mode del momento e alle pubblicità martellanti, che hanno prezzi sensibilmente più alti rispetto a quelli senza marca, anche se pare impresa impossibile. Poi acquistare libri di seconda mano, il che fa bene anche all’ambiente, sfruttare le offerte sul materiale scolastico e se possibile fare gruppo per acquistarne in grande quantità e dunque far scendere il prezzo, denunciare quegli istituti che non rispettano i limiti massimi ministeriali, pretendendo l’acquisto di libri aggiuntivi. Ma è prima di tutto il governo che dovrebbe muoversi per depotenziare il business degli editori sui libri scolastici, un settore che vale da solo 780 milioni di euro all’anno, ai quali vanno aggiunti 335 milioni dei servizi internet, in totale oltre un terzo dell’intero mercato librario nazionale.












