Alzi la mano chi, tra i tifosi rossoblù, almeno una volta, non si sia chiesto che fine avesse fatto. Fabian O’Neill, nato a Paso de los Toros (Uruguay) il 14 ottobre 1973, è stato, con tutta probabilità, uno dei più talentuosi calciatori che siano passati dal capoluogo isolano. Classe cristallina, intelligenza tattica fuori dal comune, ma soprattutto genio e sregolatezza, verrebbe da dire, se non fosse che spesso la seconda prendesse un po’ troppo il sopravvento. Una carriera che l’ha visto alterate sprazzi di luce a tunnel oscuri dai quali è sempre troppo complicato uscire. Colpa dell’alcool e di una vita poco regolare, si diceva all’epoca. Il suo vivere perenne in bilico tra il lecito e l’illecito, non intaccò la sua immensa fama di fuoriclasse, al punto che le sue giocate fecero stropicciare gli occhi niente di meno che a un certo Luciano Moggi, uno che, nonostante tutto, qualcosa di calcio ha sempre capito.
Il suo approdo alla Juve non fu però dei più felici, dopo un inizio scoppiettante, la parabola discendente lo condusse ad un infelice prestito al Perugia, per poi fare ritorno a Cagliari, collezionando la bellezza di zero presenze. Da idolo indiscusso di Zinedine Zidane, suo compagno di squadra nelle fila dei bianconeri, e di un’intera regione come la Sardegna, al suo rimpatrio senza gloria, facendo perdere le sue tracce.
Tra leggende metropolitane e avvistamenti, c’è chi lo spacciava per morto e chi giurava di averlo incontrato nelle campagne di Osini. Fino alle dichiarazioni di qualche giorno fa, rilasciate ad un quotidiano uruguaiano: “Ho guadagnato tanti soldi grazie al mio agente, ma adesso li ho persi tutti fra donne, scommesse e vizi vari, e vivo da povero; a Cagliari ero un idolo, ma quando lottavamo per non retrocedere i tifosi mi gridavano “ubriacone!”, poi salimmo in A e quegli stessi tifosi mi pagarono da bere, funzionava così il calcio da quelle parti”.
Il Ct della Nazionale Italiana Giampiero Ventura, ex allenatore di O’Neill durante l’esperienza rossoblù, di recente, a precisa domanda ha risposto: “Il più grande che io abbia allenato e ammirato”. E chissà che, nonostante tutte le sue contraddizioni e quanto la vita gli abbia di recente riservato, i tifosi rossoblù non siano dello stesso parere.
(foto pubblicat su Ovacion Digital)













