Schermo rotto, audio ko, la “classica” caduta nell’acqua. I telefonini danneggiati non finiscono nella pattumiera ma vengono continuamente riparati. Fioccano in città i negozi specializzati, tanti non abbandonano il loro telefonino comprato 10 anni fa. Forza dell’abitudine o pochi soldi in tasca? Il dubbio c’è, il dibattito è aperto. Dal più costoso – quello col marchio a forma di mela morsicata – passando per i tanti modelli di smarthpone fino ad arrivare agli antidiluviani “ovetti” – cioè quelli che si devono aprire, sopra c’è lo schermo e sotto la tastiera. Proprio quella tastiera fisicamente assente negli smartphone, dove è tutto in modalità touch. Ma, quando un cellulare si guasta, prima di comprarne uno nuovo i cagliaritani ci pensano non una, ma mille volte. Le riparazioni sono all’ordine del giorno, e i motivi sono i più disparati. C’è chi è affezionato o ha preso confidenza con quel determinato telefonino e non ha voglia di barcamenarsi con nuovi sistemi operativi, ma anche chi rimane ancorato al concetto base del cellulare, cioè fare telefonate. Internet, social et similia? No, grazie.
E così, nei tanti negozi specializzati in riparazioni di cellulari – una buona fetta gestiti da cinesi, ma ci sono anche tanti sardi – gli affari vanno decisamente bene. Non sempre, però, è possibile riparare un cellulare acquistato 8 o 10 anni fa. Il motivo? Semplicissimo: i pezzi di ricambio, introvabili. Già, perché la tecnologia fa passi da gigante, ma la maggioranza dei cagliaritani – almeno stando a sentire diversi riparatori di cellulari – preferisce far risorgere tante volte il buon caro vecchio telefonino. Forza dell’abitudine o pochi soldi in tasca? Il dubbio c’è, il dibattito è aperto.









