Si è espressa pochi minuti fa la Corte d’Assise di Milano, che ha condannato nel secondo grado d’appello a 24 anni Alessia Pifferi, rea di aver lasciato morire di stenti la figlia di 18 mesi Diana. Pifferi, 40 anni, aveva lasciato a casa la piccola per 6 giorni con una bottiglietta di tè e una di acqua.
La sua legale Alessia Pontenani si è battuta ancora una volta affinché venisse riconosciuta la seminfermità mentale e ridotta la pena, cancellando l’ergastolo della sentenza di primo grado.
La sostituta procuratrice generale di Milano, Lucilla Tontodonati, aveva chiesto invece con fermezza che venisse confermato il massimo della pena. Nella requisitoria, Pifferi è stata definita “una persona egocentrica che ha messo in pratica una condotta “particolarmente raccapricciante”.
Non dobbiamo dimenticare che abbiamo ben due perizie d’ufficio, oltre le consulenze di parte, che concludono per la piena e totale capacità di intendere e di volere di Alessia Pifferi”, sottolinea Tontodonati.
Di parere chiaramente opposto la legale Pontenani: “Nessuno si è mai preoccupato né di Alessia né di Diana. Nessuno ha fatto nulla. Perché avrebbe dovuto uccidere la bambina? Poteva ucciderla in tutti in modi”.
Foto del nostro partner QN










