Carcere Uta,SDR: “Detenuto indiano non vede i familiari da 4 anni”

Il detenuto ha chiesto il trasferimento nella Penisola per avvicinarsi ai familiari, ma dopo  quasi quattro anni, ancora nessuna risposta dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria.


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 “Un detenuto J.S., 44 anni, di Punjab (India), recluso attualmente nella Casa Circondariale “Ettore Scalas” di Cagliari-Uta , dopo un periodo trascorso nel carcere di Oristano-Massama proveniente da Pavia, dal 4 novembre 2013 non effettua colloqui con i familiari. Una circostanza inaccettabile per il mancato rispetto della territorialità della pena ancora più grave perché riguarda una persona straniera ristretta da 5 anni e 10 mesi”. Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, facendosi interprete del disagio dell’uomo i cui unici parenti in Italia si trovano a Goito, vicino a Mantova.

            “J.S., che ha effettuato l’ultimo colloquio con i parenti a Pavia prima di essere tradotto a Oristano-Massama, ha inoltrato – sottolinea Caligaris – alcune istanze al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria per ottenere il trasferimento ma, nonostante il comportamento corretto e la partecipazione attiva al reintegro sociale documentata dalla struttura penitenziaria, sono rimaste senza risposta”.

            “Ancora una volta il DAP dimostra di non tenere in considerazione la risocializzazione dei detenuti e di ignorare il principio della vicinanza dei ristretti ai familiari. La vicenda di J.S. è però anche un’ulteriore testimonianza della scelta di trasferire in Sardegna gli stranieri extracomunitari senza una motivazione palese. In attesa che il cittadino indiano possa avvicinarsi ai suoi familiari almeno per effettuare i colloqui – conclude la presidente di SDR – sarebbe opportuna una ricognizione su quanti cittadini extracomunitari privati della libertà ormai definitivi si trovano nelle carceri isolane pur non avendo commesso il reato nell’isola e neppure il processo e sebbene abbiano nella Penisola i parenti. Sarebbe un’occasione per verificare il rispetto delle norme vigenti in uno Stato di diritto”.


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