La sanità, in Sardegna, continua a sgretolarsi sia per i clamorosi flop interni, su tutti il bando per i medici in affitto, andato clamorosamente deserto, sia per le decisioni nazionali che, di rimbalzo, colpiscono l’Isola. L’ultima è quella che prevede lo smantellamento delle Usca: le unità speciali, formate da infermieri e medici, che sin dal 2020 si sono occupate di curare tutti i positivi al Coronavirus che non dovevano andare negli ospedali. Dal primo luglio non ci saranno più, e il rischio che si crei caos nei pronto soccorso isolani è altissimo. A fare scattare l’allarme è Luigi Cadeddu, medico del 118 e referente, sin dal 2020, per le funzioni dell’Usca e del numero verde regionale: “Il Governo nazionale non ha valutato la proposta di proroga e così un elemento fondamentale nel contrasto al Covid non ci sarà più. Nessun filtro per i pazienti con bassa sintomatologia, chiameranno il 118 e verranno portati in pronto soccorso, qualche giorno di ricovero e poi dimessi. In un periodo a forte impatto turistico prevedo il delirio”, così Cadeddu. A dieci giorni dalla data di chiusura delle Usca, appare difficile una marcia indietro del Governo.
C’è però un tentativo, fatto dall’ex presidente della Regione, Ugo Cappellacci, con un’interrogazione rivolta al Governo Draghi: “Il Governo proroghi l’attività delle Usca per tenere il virus lontano dagli ospedali, presidiare il territorio e scongiurare nuove emergenze. Le unità speciali di continuità assistenziale sono state istituite nel marzo 2020, una ogni 50mila abitanti, per la gestione domiciliare dei pazienti affetti da Covid che non necessitano di un ricovero ospedaliero. La sospensione di questo servizio il 30 giugno rischia di dirottare numerosi pazienti dal proprio domicilio verso le strutture ospedaliere, con prevedibili conseguenze in ordine al sovraccarico del lavoro dei medici e soprattutto riguardo alla diffusione del virus. In altre parole, si rischia di aprire una nuova autostrada alla circolazione del virus, che invece è assolutamente evitabile con una proroga dell’attività delle Usca, anche una ogni 100mila abitanti. Ciò vale in particolare per quelle zone del Paese, come la Sardegna, che durante il periodo estivo vedono un notevole incremento della popolazione per effetto dei flussi turistici. Queste sono le azioni fondamentali per attuare una politica di contenimento del virus che non limiti la libertà dei cittadini e per evitare un ritorno al recente passato, caratterizzato da pesantissime restrizioni alla libertà e gravissime conseguenze per la salute e l’economia nazionale”.











