Le denunce sono state fatte, l’esposto in Procura risale a tre mesi fa. Nel mezzo, ci sono stati i nuovi sos lanciati alla politica regionale, ma tutti sono caduti nel vuoto. L’ospedale dei bambini, il Microcitemico di Cagliari, è in pieno declino. Non c’è, purtroppo, solo il caso del paziente di 7 anni che necessitava di un trapianto di midollo osseo ed è stato costretto, dopo un giorno di attesa, a farlo al Bambin Gesù di Roma dopo un volo speciale. Tra pochi medici, risultati di esami che arrivano bene andando dopo un mese, casi di ricoveri in aumento con il risultato di stanze che, anzichè singole, diventano doppie, la situazione è esplosiva. A mettere in fila tutte le criticità è Francesca Ziccheddu, presidentessa dell’Asgop. Tutto ciò che non va è finito, per l’ennesima volta, sotto gli occhi dei vertici del Consiglio regionale.
“Come muore un ospedale. Stanno refertando le Tac e gli esami radiologici dopo un mese dall’esecuzione. Avete idea di che cosa significhi un mese di ritardo quando una neoformazione cresce nella testa del vostro piccolo e inizia ad attaccare l’osso e quale differenza possa fare un intervento tempestivo o una modifica del piano clinico? Una mamma si è rivolta anche ai carabinieri i quali le hanno detto che non possono intervenire in assenza di denuncia. La denuncia l’abbiamo già fatta e continueremo a farla ma nel frattempo è così che muore l’ospedale: anni di tagli, anni di concorsi bloccati, e se anche si è fatto il concorso restano bloccate le graduatorie; anni in cui il personale medico emigra a lavorare da qualche altra parte, che dopo anni di sacrifici e difficoltà a lavorare in condizioni disumane abbandona, perché non sempre è fattibile supplire con il sacrificio all’abbandono totale delle istituzioni politiche. Così siamo arrivati al punto in cui il personale è ridotto all’osso e bisogna scegliere cosa fare, a che cosa dare la precedenza e che cosa sacrificare. Una famiglia ha fatto 230 chilometri all’andata e 230 al ritorno per riuscire a fare la sola medicazione del catetere venoso centrale, niente prelievi né visita perché lo scarno personale ha dovuto occuparsi di un nuovo esordio.Non abbiamo solo il problema degli anestesisti in oncoematologia pediatrica. Attualmente tre medici sono assenti per malattia ed è impossibile garantire il normale svolgimento dei servizi nonostante il sacrificio dei quattro medici rimasti che continuano a fare turni estenuanti, senza pause, senza riposo, ma non riescono più a fare fronte a tutto. Tirando la copertina si è chiuso il dh ai piccoli pazienti non attualmente in terapia. Da giugno abbiamo contato +15 casi, due soltanto nelle ultime settimane. Nelle malattie rare o poco frequenti è difficile prevedere gli incrementi, ma se anche il parametro dei letti occupati dovesse essere maggiore del 75 % noi siamo arrivati al 105%! Al centro trapianti c’è un solo medico. Ma noi non vogliamo eroi, noi vogliamo dei medici che possano lavorare in condizioni umane, in tranquillità, che possano dedicarsi alla vera battaglia, quella contro il tumore con tutte le loro energie. Il 16 ottobre un nostro piccolo paziente è dovuto partire in elicottero a Roma ma il 15 aveva atteso invano, per ore, nel caldo pomeriggio, con la febbre alta con l’elicottero fermo in pista a causa di un guasto. Perché non è che di questi elicotteri ce ne siano a bizzeffe, due ce ne sono. Sembravamo giunti ad un passo dalla soluzione, riaccorpare il Microcitemico al Brotzu: una soluzione perfettibile ma reale e invece siamo ripiombati in una palude di inconsistenti promesse, ‘andrà tutto bene’ che hanno abbindolato qualcuno con la promessa fumosa di un ritorno al passato dei vecchi fasti del Microcitemico in capo ad una Asl ancora istituenda. La situazione era insostenibile e adesso il meccanismo si è rotto. Sono trascorsi due anni di profonda crisi causata dalla riforma regionale della sanità, abbiamo denunciato i problemi e proposto delle soluzioni ma la politica non ha deciso, tace, non risponde alle nostre grida. A breve si scriveranno gli atti aziendali della scellerata riforma che nella realtà dei fatti ci porteranno all’interruzione del servizio di cura. Politici incapaci e ignoranti continuano a minimizzare parlando di meri problemi organizzativi; meri o non meri, questi problemi organizzativi sono irrisolvibili per loro che non hanno le capacità, la competenza e neanche la volontà di farlo, per loro che hanno messo un bavaglio ai medici e al personale dell’ospedale che non si possono esprimere pubblicamente e mi risulta che non vengano però sentiti neanche in ambito aziendale per trovare soluzioni adeguate. Oggi abbiamo scritto la terza Pec per sollecitare una riunione del Consiglio regionale e non abbiamo mai avuto risposta”.









