Una resa, incondizionata ma, almeno per loro, indolore. In via Garibaldi a Cagliari, negli ultimi mesi, sono spuntati come funghi locali food. Yogurterie, pizzetterie e pizzerie, insalate hawaiane: da cosa sono accomunate tutte queste realtà? Semplice, sono tutte franchising non sardi. Significa che c’è l’imprenditore di turno che paga l’affitto, assume qualche dipendente e, tolti gli stipendi, il resto dell’incasso resta a lui. Dolci, pesce e insalata tagliati a cubetti e Margherite da passeggio o Quattro Stagioni tonde sfrattano vestiti e valigie. I primi, soprattutto, sono stati un must per decenni in una strada dove, pian piano, la modalità “ristorantificio” sta guadagnando terreno. E, dopo tantissimi anni in cui i negozianti hanno versato lacrime e rabbia per gli affari sempre più risicati, ora più di uno sorride: affitto sicuro ogni mese, contratti che valgono anche più di dieci anni. “Lo vuole il mercato, è la globalizzazione”, spiega Massimo Demontis. “Mi fido delle multinazionali, danno più garanzie rispetto ad altre realtà per quanto riguarda i pagamenti”. Al posto della sua valigeria e di un altro negozio di abbigliamento ci sono una pizzeria e, a breve, una poke house, i cartelloni promozionali sono già appiccicati alle vetrine: “Il titolare della pizzeria è di Roma, quello della poke house lombardo. Qui danno lavoro a otto commessi e mi pagano l’affitto”. E il resto dell’incasso? “Non resta in Sardegna ma va nella sede delle società di franchising, è normale. Le richieste sono cambiate, la gente ora vuole servizi e io mi sono adattato”. Servizi, in entrambi i casi, di ristorazione.
Dopo mesi è riuscito a firmare un contratto di affitto anche Franco Fozzi, il suo negozio di abbigliamento non c’è più: “Al suo posto c’è una yogurteria, la sede è in Abruzzo, a Teramo. Sono puntuali come gli svizzeri per il pagamento degli affitti, ed è stata l’unica realtà che ha risposto al mio annuncio. Avrei affittato a chiunque, anche ad altri venditori di abbigliamento, ma non si fatto vivo nessuno. Molto meglio avere la certezza di un tot mensile”. Con tanti saluti, anche in questo caso, a quella tutela dell’identità commerciale di una zona: “La strada sembra essere segnata, via Garibaldi potrà diventare come un secondo Corso Vittorio. Se le serrande restano alzate solo grazie al food, oggi, che altro si può fare?”.












