Il Cagliari si salva con merito e coraggio: storia di un’impresa rossoblù

Storia di una salvezza bellissima, una cavalcata rossoblù in 180 minuti di passione raccontati da Sandro Zedda


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di Sandro Zedda

Si può andare in serie B e sentire gli odori acri di quel girone infernale. Tutto questo deve aver attraversato la mente di tanti tifosi rossoblu a poche giornata dalla fine del campionato. Forse la percezione netta di aver già perso tutto. Di aver perso una serie A di cui riesci a sentirne l’importanza solo nel momento in cui non è più tua. Un bene che occorre conquistare giorno per giorno e in un torneo che non ti regala niente e che sa essere impietoso se sbagli qualcosa, anche la più piccola. Il dettaglio spesso fa la differenza, un rigore non dato o il più piccolo torto subito nell’arco di una vita che è l’intero campionato. Anche un gol sbagliato può nascondere un peso specifico determinante nei destini finali.

A 180’ dalla fine il Cagliari era così. Si trovava in questa situazione disperata. Lontano da tutti e dove ogni cosa sembrava complicata. Anche risalire una classifica che l’aveva relegato al terzultimo posto ad appena due partite dalla conclusione di un competizione lunga, dura e molto combattuta. Nessuno sembrava concedere una speranza alla formazione di Lopez e gli stessi tifosi hanno vissuto autentici momenti di scoramento. Il piano per uscire dall’inferno era quello di superare almeno una tra le più immediate concorrenti ovvero l’Udinese, il Crotone, il Chievo e la Spal. Tutti gli avversari sembravano godere di maggiori vantaggi sulla formazione cagliaritana. La vetta sembrava l’Everest e c’era da conquistarla senza avere l’ossigeno giusto. Lopez avrebbe guidato la cordata.

Gli avversari ultimi erano, infatti, la Fiorentina in trasferta e l’Atalanta tra le mura amiche. Due avversari difficili, ostici. Ottime formazioni e tutte e due alla ricerca di un posto importante nell’Europa League. Lopez deve aver agito prima sulla testa dei suoi ragazzi e dopo su tutto il resto. La squadra veniva data per morta, prossima ad un ritorno veloce tra i cadetti. La reazione del gruppo, al contrario, è stata encomiabile, da applausi; una reazione rabbiosa capace di far emergere anche il carattere dei suoi protagonisti. Se il Cagliari doveva salvarsi ha sicuramente scelto il modo più bello e sarà difficile dimenticarlo per il resto dei nostri giorni.

I 180 minuti finali si sono trasformati in una cavalcata. Regale perché ti entra dentro con dei brividi carichi di emozione. L’inizio è stato Pavoletti, a Firenze, dove un Cagliari, diligente e attento, ha costruito il primo tassello della rinascita e della risalita. Superare la Fiorentina non è stato semplice e ha creato invece le condizioni giuste per capire che niente era deciso e tutto poteva ancora accadere. Occorreva un Cagliari degno del suo passato glorioso; un Cagliari capace di fare l’impresa. Il tutto condito dalla paura dei suoi avversari, non più spavaldi e sicuri come un tempo recente. Il fiato del Cagliari, sui nemici, si è fatto spietato e lucido. Un Cagliari, per certi versi, mai visto.

A tre dalla fine, esattamente all’87’, si è avuto il degno coronamento di una rincorsa lunga e carica di ansie. Il gol di Ceppitelli è il suggello di una salvezza raggiunta grazie a propri ed esclusivi meriti. Senza dover attendere aiuti dagli altri o la facile concomitanza di risultati fortunati. Il Cagliari ha salvato se stesso dal baratro e lo ha fatto nel modo migliore, più bello. Un modo per ribadire la sua storia, recente e passata, dove tutto è stato conquistato con le proprie forze e facendo leva su un indomito coraggio. Grazie Cagliari!


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