A Cagliari il Brotzu finisce nella bufera in piena estate. Sardi bisognosi di cure, alla già lunga lista di accessi quotidiani al pronto soccorso vanno aggiunti anche i turisti che, in caso di necessità, devono essere curati. Ma con poco personale, turni massacranti e stipendi bassi, la rabbia di Oss e infermieri ha portato a uno sciopero che, tra i vari effetti, ha portato anche a un rallentamento delle attività mediche. “Siamo al capolinea”, lo urlano i lavoratori del più grande ospedale sardo. Sono duemila, una parte ha deciso di aderire alla protesta e, dopo quello che sarà un agosto di fuoco, l’intento è di ritornare ad incrociare le braccia dai primi giorni di settembre. Un’estate torrida, quindi, nel mondo della sanità: “E insostenibile”, attacca Gianfranca Tinti della Cgil, “il personale è allo stremo e non ce la facciamo più a coprire i turni normali. Samo sotto pressione a causa del Covid e sottopagati, i nostri colleghi del nord Sardegna hanno salari più alti”. Tutto paga, quindi, lo stipendio ridotto? “No, ci sono tante situazioni da risolvere”. Le elenca Fabio Sanna della Uil: “L’abbiamo già detto, il Brotzu è al capolinea. C’è una carenza di personale e assistiamo ad un rimpallo tra la stessa azienda e l’assessorato. Non hanno nominato il direttore amministrativo e sanitario, tutti gli atti sono nulli, non ci hanno fornito risposte legate al gap economico che esiste tra l’Arnas e altre aziende, qui ci sono duemila lavoratori, tutti sottopagati”.
E un paragone che ben fa capire la situazione attuale che vive il personale medico del Brotzu arriva da Paolo Cugliara della Fials: “È stato un ospedale preso in alta considerazione, un riferimento ed un’eccellenza vera e propria a livello italiano. Ancora oggi abbiamo lavoratori di primissimo livello, come è possibile pensare che debbano operare come se ci trovassimo in ospedale da campo del Burundi, con tutto il rispetto per il Burundi?”, tuona Cugliara. “È una situazione demenziale. Siamo stanchi di appellarci allo Spresal, ai collegi medici e agli stessi medici competenti che non fanno altre che registrare patologie che hanno una relazione con lo stress correlato da lavoro. L’assessore parla molto ma fa molto poco. Qualcuno faccia qualcosa, ormai siamo disposti a tutto”. E loro, gli Oss e lavoratori del Brotzu, parlano apertamente di “metà reparti chiusi per carenza di personale, il doppio dei pazienti da seguire, a testa, rispetto al passato, e il rischio Covid che non è mai diminuito”.









