di Paolo Rapeanu
Somiglia a un inestricabile rompicapo la situazione di piazza del Carmine a Cagliari. L’ex salotto buono della città continua a essere la meta preferita di gruppi di stranieri e, contemporaneamente, un’area dalla quale le famiglie con bambini si tengono ben distanti. Nell’ultimo mese si è registrato più di un episodio di cronaca tutt’altro che da bollino verde: dai falò all’aperto al vicino muro esterno del Tar utilizzato come “latrina”, sino ad arrivare a litigi durante i quali sono volati anche colpi. Le Forze dell’ordine ci sono, ma non a tutte le ore. Settembre 2018, ecco una di quelle fotografie “sbiadite” a pochi passi dal Corso Vittorio e a un tiro di schioppo dalla via Roma. Il Comune ha proposto la ricetta della “zona 30” per far correre meno le automobili e permettere a baristi e ristoratori di posizionare tavolini in piazza “per combattere il degrado”. Ma sul progetto non c’è nessuna data certa in calendario. E chi vive e lavora nella piazza ogni giorno non sa davvero più a quale santo votarsi.
Antonio Taccori ha 49 anni, da quattro gestisce l’edicola che affaccia sulla piazza e che, a livello di ubicazione, si trova all’inizio di quel viale Trieste che vive tutta una serie di problemi in parte simili a quelli di piazza del Carmine: “L’emergenza principale è la sicurezza, troppe persone bivaccano in piazza e scoppiano tafferugli. La mattina presto c’è chi entra dentro la mia edicola e mi chiede soldi o altro. I clienti sono molto scontenti, una vigilanza maggiore è d’obbligo per ridare lustro alla piazza”. Silvana Pacini è la storica venditrice di dolci di piazza del Carmine, e ormai, dalle sue parole, sembra prevalere la disperazione: “Ogni giorno c’è il teatrino e vediamo gli spettacoli”, dice, riferendosi a litigi e risse, “le nostre lamentele sono volate tra le nuvole in cielo. Ci siamo abituati a convivere con queste emergenze, le clienti arrivano sino al negozio solo se sono scortate dai mariti. La ‘zona 30’ pensata dal Comune è un’ottima idea, ma quando si farà?”.











