Ultima domenica di giugno, caos traffico servito a Cagliari dalle dieci sino a dopo le quindici dal Ponte Vittorio all’ospedale Marino. Il triathlon, cona conseguente chiusura di qualche corsia, ha trasformato in un inferno il desiderio di tanti cittadini di godersi qualche ora di mare. E, al netto dei soliti “fighetti” e professori della tastiera che pontificano sull’utilizzo di bici e bus, la realtà è ben diversa, e amara. Lunghe code di auto, il pullman è stato una soluzione solo perché eliminava l’incubo del dover guidare in modalità “avanza e frena”. La polizia Locale ha fatto il possibile per limitare i disagi, ma il problema era all’origine. Vale a dire, organizzare un evento sportivo tra le corsie pedonali più vicine alla spiaggia del Poetto e, in parte, quelle più vicine alla zona dello stagno di Molentargius e delle saline.
E le alte temperature non hanno certo aiutato a sopportare le lunghe attese in auto, in moto o a bordo dei mezzi pubblici. A livello sportivo, la gara è filata liscia, con la clamorosa situazione, sicuramente evitabile se l’organizzazione generale fosse stata più accurata, di atleti a pochi metri di distanza dai tubi di scappamento, tra colpi di clacson e urla di protesta. Si poteva evitare tutto ciò, magari studiando meglio il percorso degli atleti e provando a individuare qualche soluzione per la viabilità? Molto probabilmente sì, ma così non è stato.








