Un chilo di ciliegie? Otto euro, ma anche nove a seconda dei posti. Le pesche? Superano i cinque euro al chilo, maxi seme incluso ovviamente. E l’anguria? Vola a 1,50 al chilo, con picchi di oltre due euro. E per 40 grammi di prezzemolo si arriva a spendere anche un euro e trenta. Succede a Cagliari, in un tanto perfetto quanto bestiale mix tra botteghe e market. Dove spicca pure il latte fresco, un litro viene venduto anche a più di due euro. E no, non si tratta di cibo-spazzatura o di alimenti che potrebbero rappresentare uno sfizio, ma di frutta e verdura, cioè cibo sano e naturale, venduto ormai ovunque quasi a peso d’oro. E fare la spesa diventa impossibile oppure bisogna optare per cibi surgelati o privi di qualunque valore nutrizionale decente, come grassi e zuccheri. I prezzi si sono calmati, certo, ma solo perchè sono alti sia dal fruttivendolo sia nella maggior parte dei centri commerciali. A parte qualche rara eccezione nel settore dei discount.
Un chilo di pere non si trova a meno di 3,80 euro, le mele superano abbondantemente quota quattro euro. Chi può compra, chi non può passa oltre e si rifugia, per riempirsi lo stomaco, in snack o merendine. E, soprattutto, non si riesce a comprendere quali siano le cause dell’ennesima impennata dei prezzi: la guerra tra Russia e Ucraina è ormai in atto da tempo e i campi sardi non hanno sofferto la siccità.









