Cagliari, l’ordine del Brotzu ai dipendenti: vietato parlare ai giornalisti senza permesso

Interviste e dichiarazioni? Vanno autorizzate dalla direttrice generale Agnese Foddis e concordate con la struttura delle comunicazioni, sennò scattano provvedimenti disciplinari. Il sindacato Nursing Up: “Siamo perplessi, una sorta di bavaglio pesante per non fare venire fuori situazioni reali”


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Il messaggio è chiaro, breve e arriva in un periodo dove, tanto per cambiare, le criticità legate al mondo della sanità sarda sono ancora elevate: “Richiamando comunicazioni precedenti, ricordiamo a tutti i dipendenti che qualsiasi dichiarazione fornita a mezzo stampa/radio/TV/web rilasciata attraverso interviste o partecipazioni televisive, dovrà essere preliminarmente autorizzata dal Direttore Generale. Successivamente si dovranno concordare modalità e oggetto delle dichiarazioni attraverso la SC Comunicazione e Relazioni Esterne. AI fine di evitare provvedimenti di natura disciplinare, si rammenta ancora una volta che la presente disposizione è coerente con quanto stabilito ai sensi deII’Art.11 del Codice di Comportamento dei Dipendenti delI’ARNAS”. Un appello-obbligo non nuovo, quindi, col quale si fa capire che, prima di avere un microfono o una telecamera davanti al naso, spedire una email a una redazione o rispondere anche telefonicamente alle domande di un giornalista si debba effettuare un doppio passaggio. Meglio, a un doppio controllo.
Non è nulla di nuovo, nel documento firmato da Agnese Foddis il 29 dicembre 2022 c’è il richiamo al “rammentare ancora una volta” e la coerenza della disposizione con quel Codice interno legato al comportamento di chi lavora nel più grosso ospedale sardo. Ma il sindacato degli infermieri, il Nursing Up, storce lo stesso il naso: “Siamo un po’ perplessi anche sul tempismo. Un conto è la massima tutela, che sollecitiamo anche noi, della privacy dei pazienti. Mentre, se andiamo a vedere i motivi e le esternalizzazioni che possono avere dei professionisti sanitari come infermieri, ostetriche o anche gli stessi medici in relazione a disagi organizzativi e lavorativi e a condizioni di lavoro che si vivono, drammatiche, al Brotzu, stiamo parlando di un altro livello”, dice Diego Murracino. “Lì è una sorta di bavaglio pesante per evitare di venir fuori delle situazioni reali. I professionisti hanno anche un obbligo deontologico, quindi sino a un certo punto si possono vivere in silenzio delle condizioni di disagio lavorativo, se sono talmente forti di avere ripercussioni sui livelli assistenziali e sullo stato di salute dei pazienti, allora molti professionisti hanno esigenza di parlare. La direzione generale del Brotzu affronti i problemi annosi e le situazioni di malessere, non utilizzi solo la tecnica del ‘niente deve uscire fuori'”, attacca ancora Murracino. “Ascolti i lavoratori. Ci fa piacere parlare con la stampa, i sindacati hanno prerogative che sono ben diverse. Dichiarino a tutti i lavoratori del Brotzu che il sindacato Nursing Up è a disposizione di tutti loro per le segnalazioni di situazioni critiche ed evitare che si espongano al rischio di procedimenti disciplinari, è un loro diritto. La situazione al Brotzu è talmente tesa che tecnicamente è un bavaglio, una condizione pesante. Giusto il rispetto della riservatezza della privacy pazienti, ma se un professionista non riesce a sopportare turni massacranti e dica che non ce la fa più è una condizione diversa. La lettera della direttrice generale si presa a diverse interpretazioni”.


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