La sua casa, da tempo, è una stanza, gentilmente concessa da uno dei pochi amici che può definire tali nella vita. Enrico Acciaro ha 58 anni, fa l’elettricista e, nonostante una disabilità riconosciuta dell’85 per cento dovuta a danni permanenti alla schiena, ha deciso di continuare a lavorare. “Ho chiuso due aziende a Selargius per colpa del Covid, a differenza di tanti altri non mi lamento e, tra pensione di invalidità e lavoro, riesco a farmi 1600 euro al mese”. Lui, però, come tanti altri sardi, è vittima della sanità lumaca e dell’edilizia, quest’ultima tradotta con l’impossibilità di trovare una casa: “Non ho più la partita Iva, nessuno è disposto ad affittarmi nemmeno un monolocale perché vogliono garanzie. Io le posso dare, ogni mese ho i soldi per pagare l’affitto ma ai padroni delle abitazioni non basta, dovrei avere un contratto sicuro”, racconta Acciaro.
E c’è poi il versante sanitario: “Devo fare una gascocopia e una colonscopia, ho chiesto al Cup e il primo appuntamento, in tutta la Sardegna, è per settembre 2025. Grazie a Dio ho qualcosa da parte e ho prenotato per questa settimana”, prosegue. Ma si è dovuto letteralmente svenare: “Ecoaddome 85 euro, colonscopia 220 e gascocopia 177 euro. Non sto bene, potrebbe essere k un semplice ‘fastidio’ o il peggiore dei mali, cioè un tumore. Non posso concedermi il lusso di attendere un anno e mezzo ma mi ritengo fortunato, nel dramma, perché posso pagare per curarmi nel privato. Ma tutti i miei conterranei senza soldi come fanno?”.









