Tra tutti i sardi imprigionati dalla continuità territoriale a patire le sofferenze maggiori sono i malati, costretti a viaggiare per curarsi. Come Alessia, nome di fantasia di una paziente oncologica cagliaritana di 44 anni, che deve subire un importante intervento chirurgico a Milano il 4 settembre prossimo. Ma i voli a disposizione da Elmas per raggiungere il capoluogo lombardo sono pochissimi. Non le restano che due opzioni: partire il 31 agosto e accollarsi le spese di soggiorno a Milano fino al 4 settembre, oppure volare il 3 settembre con l’aereo delle 6, 30. Ma senza l’accompagnatore, per il quale non è stato trovato posto. Una levataccia dunque piena di disagi che aggiunge un carico di stress a una situazione già difficile.
“E’ bellissimo vivere in un’isola, ma dobbiamo avere il diritto di poterci curare”, racconta Alessia, “viaggio da anni e ho vissuto sulla mia pelle il peggioramento del servizio offerto dalla continuità territoriale. In passato avevo sempre la possibilità di trovare un volo, anche per le emergenze. Magari c’erano meno frequenze nei periodi di maggiore traffico come Natale o Pasqua, ma ora ci sono buchi impressionanti per quanto riguarda i giorni, basta aprire il sito di Ita per rendersene conto. Prima potevi avere un problema dell’orario, ma non dei giorni”.
I fattori di destabilizzazione sono due: i voli in ritardo e la riduzione di quelli disponibili.
“I ritardi sono un incubo”, sottolinea Alessia, “e poi c’è la riduzione delle disponibilità. Io devo subire un intervento importante il 4 settembre e mi hanno proposto il volo il 31 agosto, perché dal 31 agosto al 4 settembre non c’è nessuna disponibilità di voli e questo è pazzesco. E dovrei pernottare a Milano per 4 giorni: impensabile sul piano delle spese e dei disagi. Sarò dunque costretta a prendere l’aereo delle 6 e mezza del mattino del 3 settembre. E da sola perché per il mio accompagnatore il posto in aereo non è stato trovato. Perché non esiste nessuna lista d’attesa per questioni mediche. Io sono autosufficiente, ma non lo sarò, e non so nemmeno per quanti giorni, dopo l’intervento. Nonostante sia una paziente oncologica non ho diritto a nessun tipo di priorità. Ita mi ha detto di chiamare in continuazione perché se si libera un posto me lo possono dare soltanto nell’istante in cui chiamo. Non mi mandano nemmeno una mail. E questa cosa è assurda. È un disagio in crescendo sia fisico che economico e che aggiunge stress a una situazione già problematica e faticosa”.












