L’ultima telefonata due giorni fa, una prassi quasi giornaliera per sapere come stesse il papà: “Tutto normale, ci sentivamo spessissimo”. Renzo Sardu, infermiere al Santissima Trinità, è il figlio del 75enne ucciso, stando agli inquirenti dal mendicante disabile cinquantunenne Fabrizio Congiu, nel suo appartamento di via Ogliastra a Cagliari. Gli inquirenti seguono due piste: tentata rapina o lite per affitti non pagati. Se ne saprà di più lunedì, con l’udienza di convalida del fermo di Congiu, rinchiuso a Uta. Sardu era il padrone di tutta la palazzina, ereditata dal papà. Tanti appartamenti affittati, stando a quanto trapela in nero, ma una vita comunque abbastanza serena, a parte un diverbio con una vicina sei anni fa e un’indagine, chiusa con un’assoluzione, in seguito ad una denuncia di traffico di uomini in un appartamento affittato a quattro prostitute colombiane: Sardu aveva solo affittato l’appartamento e non sapeva cosa avvenisse al suo interno.
Un passato da tecnico, specializzato nella riparazione di elettrodomestici, come ricorda un suo caro amico, col quale si era visto l’ultima volta tre mesi fa. “Papà non meritava di fare questa fine”, dice, in lacrime, Renzo. La voglia di parlare è pochissima, lo choc è ancora ai massimi livelli. Venerato Sardu viveva da solo nell’appartamento nel quale entravano pochissime persone: una di queste era la sua compagna, una donna di origine ucraina. “Giustizia per mio padre? Certo che la voglio, è il minimo”, dice, quasi con un filo di voce, il figlio.









