Sono diventate un mare, forse perchè quel colore blu richiama proprio la vastità di litorali e oceani. Le strisce blu a Cagliari, però, comparse come funghi soprattutto negli ultimi anni, consentono di fare cassa a varie società e, in parallelo, hanno portato a una diminuzione degli stalli bianchi e gratuiti. Trovare un buco, non solo in centro, per l’automobile, è diventata un’impresa, a meno che non si sia disposti ad aprire il portafoglio. Ma la situazione di caos c’è comunque tutta, in una città dove le piste ciclabili sono ancora poco meno di un flop, utilizzate da una minoranza molto “minoranza” e dove anziani ma anche 40enni e 50enni vogliono utilizzare quella libertà di spostamento, garantita dalla Costituzione, che prevede sia possibile anche utilizzare un mezzo a quattro o due ruote con motore incluso: “A Cagliari la libertà individuale dei cittadini sembra essere limitata, per l’auto, solo nella via dove risiedono, per quanto riguarda i parcheggi”, tuona Giuliano Frau, presidente sardo dell’Adoc, l’associazione che tutela i diritti di tuti i cittadini. “C’è una mancanza di equilibrio tra strisce blu e parcheggi liberi, le prime sono in una quantità talmente elevata che, appunto, c’è un disequilibrio, non viene garantito quel 50% di suddivisione tra chi è disposto a parcheggiare e pagare e chi, invece, no”.
Gli articoli del Codice della strada parlano chiari, e quella che sembra essere una percezione molto reale troverebbe conferma nella denuncia di Frau: “Il Comune dovrebbe fare chiarezza e dire agli abitanti quali sono le reali possibilità di parcheggiare. In alternativa, il prossimo sindaco dovrà chiarire se vuole o meno essere un nemico della mobilità privata. Ma in Italia, fortunatamente, esiste ancora la democrazia”.











