Il rumore delle ruspe, delle pale e dei picconi è ancora un miraggio nella Città Mercato di Pirri. La chiusura, il due luglio scorso, del supermercato Conad, sarebbe dovuto essere l’ultimo atto prima dell’inizio dei lavori per trasformare il centro commerciale nel più grande polo sardo, con duemila parcheggi e migliaia di metri quadri in più. In un contesto dove c’è una triangolazione di ruoli, dal proprietario (Immobiliare Europea e Cetruus), passando per la Conad e arrivando ai sindacalisti di Cgil, Cisl e Uil, la notizia è che regna un’incertezza totale. La previsione della riapertura nella primavera 2023 scricchiola ogni giorno di più. Michele Orlandi, responsabile della società che ha comprato lo spazio gestito per tanti anni dall’Auchan, lo ammette: “Siamo in affitto e so che le due società, Ceetrus e Vuerremme, stanno cercando un accordo per dare il via ai lavori, devono decidere chi deve fare e pagare tutte le opere. Sono abbastanza preoccupato e mi auguro che si trovi un accordo velocemente. Il termine che abbiamo dato è luglio 2023, se non partono i cantieri non si apre”, prosegue Orlandi. “Ogni giorno che passa tutta la struttura si deteriora. Spero che entro un mese si parta davvero”. Stracciare il contratto di locazione? “È l’estrema ratio, se i lavori non dovessero mai partire dovremo tutelarci, anche perchè finirà la cassa integrazione dei lavoratori”.
Caos totale, in poche parole, e incertezza. Carlo Nonnis, titolare della tabaccheria al piano terra della galleria, qualche settimana fa aveva spiegato di essere ancora operativo “perchè il mio contratto di affitto scade nel 2025. I miei clienti abituali continuano a venire”, dice, sicuro, Nonnis. La sua mancata chiusura potrebbe in qualche modo rallentare i lavori. Orlandi racconta di un “contenzioso in atto tra il tabaccaio e la proprietà della Città Mercato, ma non credo che la sua presenza possa inibire la ristrutturazione della struttura”. Chi è preoccupato al pari del rappresentante della Conad è Cristiano Ardau della UilTucs: “Siamo di fronte al solito pasticcio all’italiana, con la burocrazia che limita lo sviluppo economico. Ormai siamo arrivati al ridicolo, il destino di almeno 700 lavoratori è legato alla sorte della riqualificazione del centro commerciale. Ci prepariamo a vivere un altro Natale di agonia per un polo commerciale sempre più abbandonato”.










