Cagliari, lavoratori del Bingo disperati: “Riassunti e poi chiusi di nuovo per Coronavirus, non abbiamo più soldi”

Il dramma dei sessanta lavoratori della sala scommesse di via Calamattia: “In oltre un anno e mezzo siamo riusciti a portare a casa meno di 1500 euro. Non sappiamo come far mangiare i nostri figli”


Per le ultime notizie entra nel nostro canale Whatsapp

Riaperti per un paio di mesi e, poi, nuovamente chiusi per l’emergenza Coronavirus. I cinquanta lavoratori del Bingo di via Calamattia e della sala gioco di via Bacaredda lanciano, attraverso Monica Porcedda della Fisascat Cisl, un sos. Ecco, di seguito, la lettera della sindacalista che si fa portavoce di tutti i lavoratori: “Nel mese di dicembre 2019, la sala bingo di via Calamattia e la sala gioco di via Bacaredda, hanno riaperto a Cagliari dopo una lunga e dolorosa vertenza sindacale. Le sale scommesse, infatti, erano state chiuse a gennaio 2019 in seguito al sequestro giudiziario disposto dal tribunale di Cagliari. Durante il periodo di chiusura i dipendenti sono rimasti senza stipendio per oltre un anno senza soldi per pagare gli affitti e fare la spesa.
Con la riapertura dell’attività, i lavoratori pensavamo che l’incubo per le loro 50 famiglie fosse finito, finalmente potevano percepire lo stipendio.  Ma la gioia dei lavoratori è durata meno di due mesi, perché ora è iniziato un nuovo incubo. A causa dell’emergenza epidemiologica, infatti, l’attività è stata sospesa e loro sono di nuovo senza stipendio e senza soldi per pagare gli affitti e fare la spesa per dare da mangiare ai propri figli. In oltre un anno e mezzo sono riusciti a portare a casa meno di 1500 euro”.

“Abbiamo , dice la segretaria della Fisascat Cisl di Cagliari – sottoscritto il verbale di Fis ma i soldi non arrivano e non si sa’ quando queste persone avranno i soldi da parte dell’INPS.
La Fisascat Cisl ha presentato un’istanza al tribunale chiedendo l’erogazione in favore dei lavoratori del Bingo Palace e della Palace Games, almeno di parte dei crediti dagli stessi vantati nei confronti della procedura. Ma i tempi del tribunale sono troppi lunghi, sembrerebbe che l’udienza sia stata fissata per il mese di Luglio ma questi lavoratori che sono padri e madri di famiglia non possono aspettare. Cosa dicono ai propri figli che vogliono mangiare, ai padroni di casa ai quali devo pagare gli affitti, all’Enel che continua a mandare le bollette dalla luce? Chiediamo al giudice della procedura di intervenire perché, tenuto conto della situazione, venga erogata una parte dei crediti dovuti a questi lavoratori ormai stremati e disperati per questa situazione. Bisogna trovare una soluzione per circa 60 lavoratori, che per tanti anni hanno lavorato seriamente senza ricevere quanto dovuto ed ora, pur avendo dei crediti nei confronti della procedura, non riescono ad ottenere quanto è loro dovuto per poter dare da mangiare ai loro figli”.


In questo articolo: