Ha svolto tutte le ore di insegnamento che le erano spettate dal contratto “da supplente precaria, a tempo determinato”, Silvia Puddu, maestra 40enne di Cagliari, in una scuola primaria della città. In busta paga, a giugno, prima delle vacanze, si sarebbe dovuta ritrovare “ottocentosessanta euro tondi, quanto mi spetta”. Ma, arrivati ormai a fine agosto, non ha ricevuto nemmeno un centesimo, e ha dovuto “rimodulare” anche le sue vacanze, ora all’insegna del risparmio. La donna, che ha contattato la nostra redazione, ha deciso di metterci la faccia. È ancora fresca la email che ha spedito all’indirizzo [email protected]. Una ventina di righe circa molto amare, quelle spedite dalla Puddu all’attenzione del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi. Eccole, di seguito.
“Egregio professore, sono una docente supplente precaria con contratto a tempo determinato. La contatto per informarla che per l ennesima volta noi docenti precari non veniamo retribuiti per la nostra mansione. Moltissimi dei miei colleghi non percepiscono come me lo stipendio da giugno. La scuola è alla base di tutto e noi mettiamo in campo tutta la nostra professionalità e il nostro impegno, puntualmente ci sentiamo rispondere che il Ministero non ha fondi a disposizione per tutti. Ora io mi chiedo come sia possibile tutto ciò. Non essere retribuiti per il lavoro svolto è lesivo della dignità umana. Altrimenti si dovrebbe riscrivere la Costituzione Italiana nella quale si afferma che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. Ma il lavoro deve esser retribuito. Altrimenti il nome corretto è volontariato. La prego vivamente di intervenire tempestivamente per porre fine a questo spiacevole inconveniente che dura da troppi anni e vede coinvolte migliaia di persone e famiglie a carico. Cortesemente ringrazio e porgo cordiali saluti. Una docente precaria esasperata”.