Due rampe di scalini, subito dopo l’ascensore, “separano” Luisella Caria dall’ingresso principale del suo palazzo, in via Logudoro 24 a Cagliari. Sessantaquattro anni, medico chirurgo, disabile “al 15 per cento” a causa “di una frattura scomposta al perone della gamba sinistra, non posso nemmeno piegare la caviglia”. Quando ha saputo della regola che impone che i mastelli del porta a porta debbano essere riempiti per almeno tre quarti, sennò c’è la multa, non ci ha pensato un attimo. Ha acceso il suo pc e ha inviato una email “all’indirizzo del sindaco Massimo Zedda. Gli ho scritto che nella programmazione della raccolta differenziata non hanno tenuto conto delle persone disabili e che si trovano a dover combattere contro le barriere architettoniche. Come posso portare giù per due rampe di scale anche il solo mastello del vetro pieno al settantacinque per cento, nelle mie condizioni? Rischio di cadere o di rompermi l’osso del collo, a quel punto chi mi risarcisce?”, chiede, polemicamente, la Caria.
Medico chirurgo di professione, da anni la 64enne si spende per la causa ecologista, e ha pure militato nel partito dei Verdi: “Ho fatto battaglie sin dai tempi del sindaco Floris, il porta a porta pensato da Zedda non tutela tuti i cittadini, è costoso e oneroso. Siccome il Comune non sta tenendo conto dell’integrità fisica delle persone, se la regola del 75 per cento non verrà eliminata mi autodenuncio sin da ora, evaderà la Tari. Tutti i cagliaritani, di qualunque età e con qualsiasi tipo di problematiche devono essere trattati in modo uguale, spero che il mio segnale serva a far capire che la fattibilità di una cosa va fatta a monte, non dopo”. Costo dell’ultima bolletta Tari? “Quasi quattrocento euro, la mia casa è di 135 metri quadri. Sono single, dentro l’appartamento vivo col mio cane. Avrei pure diritto alla riduzione del trenta per cento che spetta ai nuclei monofamiliari, ma non esiste più”.











