Cagliari, la fuga degli infermieri dal Brotzu: “E chi resiste spesso va dallo psicologo o dallo psichiatra”

Altro che buona sanità, nel più grosso ospedale sardo fioccano gli addii. Diego Murracino: “Quindici infermieri in meno, nelle ultime settimane, fuggiti da stress e disagi. Chi resiste, spesso, ricorre al sostegno psichiatrico: i cittadini sappiano che, durante le degenze, non c’è il personale necessario per lavarli o accompagnarli in bagno”


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Un concorso vinto, o un posto che si libera in un’altra struttura, la classica mobilità. Dal Brotzu, chi vuole e può, appena ha l’occasione di riporre il camice nell’armadietto e non vedere più corsie e reparti non ci pensa due volte. “Solo nelle ultime settimane sono fuggiti una quindicina di infermieri ma è un fenomeno costante, sono tutti sotto forte stress e demotivati, ecco perchè aspettano con ansia qualunque occasione possibile per andarsene”. È la fotografia scattata da Diego Murracino del Nursing Up. Qualche settimana fa la causa vinta da un gruppo di lavoratori demansionati, con il giudice che ha condannato il Brotzu a pagare. E nuove cause di lavoro sarebbero pronte, all’orizzonte: “L’azienda ha specialisti e professionisti di qualità e un rilievo regionale fondamentale per gestire emergenze e urgenze, ma non si preoccupa di tenere un comportamento etico con gli infermieri, obbligandoli a svolgere mansioni inferiori come la pulizia dei pazienti, le risposte ai campanelli o le consulenze”. Compiti che dovrebbero essere “in capo agli Oss, ma ne mancano 500. L’assessorato regionale della Sanità mette vincoli e taglia i fondi, impedendo all’ospedale di assumere, e si crea un rimbalzo di responsabilità”. Nel mezzo, rimangono stritolati infermieri e pazienti.
“Tra gli infermieri che resistono abbiamo numerose segnalazioni e richieste di aiuto piscologico, e c’è chi ricorre a psicologi e psichiatri”. Una prassi diventata normale, purtroppo: “Le condizioni di lavoro che devono sopportare creano un disagio interiore e esistenziale. Gli infermieri hanno un percorso universitario alle spalle, eppure vengono dequalificati, non pagati il giusto visto che sono i meno pagati d’Italia, con turni massacranti e senza il supporto degli operatori socio sanitari”, attacca ancora Murracino. “I cittadini devono sapere che, verosimilmente, se devono sottoporsi a un intervento chirurgico al Brotzu troveranno un’elevata professionalità, ma una volta operati arrivano in degenza”, cioè in questo o quel reparto. E qui partono i problemi: “Non c’è l’interesse ad avere il personale necessario per lavarli, accudirli, accompagnarli in bagno. Questa è la realtà, quando ci sono malesseri e frustrazioni sul luogo di lavoro il personale va via alla prima occasione”.


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