Ha comprato cinque grembiulini e, dopo averli lavati e stirati, li ha riposti tutti nell’armadio, in attesa di quel 7 gennaio 2020 che avrebbe segnato, per il suo unico figlio, l’ingresso all’asilo. Poi, però, qualcosa è andato storto. Giada (il nome è di fantasia per tutelare il piccolo) ha 25 anni e vive in un paesino dell’hinterland cagliaritano. Casalinga, marito autotrasportatore, quasi tre anni fa vive la gioia più grande per una donna: la nascita di un figlio. “Lo amo tantissimo, è davvero un bimbo speciale”.
Il piccolo affetto da autismo e Giada, come ogni madre, lo coccola e non gli fa mancare nulla: “Dovrò però attendere settembre dell’anno prossimo per farlo entrare all’asilo. Un anno fa ho fatto la domanda di iscrizione e mi è stata accettata. Sarebbe dovuto entrare ad anno in corso, ma ieri la dirigente scolastica mi ha detto che non è più possibile perché non c’è posto e perché una nuova normativa, da poco approvata, fissa delle nuove regole”, afferma la 25enne. “Mio figlio ha bisogno di un sostegno e tutte le classi sono già state riempite, da quello che so anche con altri bimbi che entreranno dopo l’Epifania. Solo il mio tesoro è rimasto fuori, perchè? Sono senza parole”.
La donna ha anche esposto il caso a Nicola Giua, portavoce regionale dei Cobas della Sardegna, da anni in prima linea quando si tratta di tutelare il vasto mondo dell’istruzione: “Ho ascoltato con attenzione il racconto della mamma, ciò che appare illogico è che la dirigente non le abbia inviato nessuna motivazione scritta a proposito della scelta di non far entrare il bimbo a gennaio. È un diritto dei genitori ricevere una lettera o una email con tutti i motivi, anche perché se vogliono possono tranquillamente fare ricorso. In questi casi, da parte dei dirigenti scolastici, la massima chiarezza e trasparenza sono fattori essenziali”.









