Una storia di sofferenza, abbandono e indignazione arriva dal pronto soccorso di un ospedale cagliaritano, dove Paolo Sunda ha vissuto 27 ore di angoscia accanto alla madre 86enne senza, denuncia, ricevere assistenza adeguata.
La drammatica vicenda inizia ieri mattina, quando, su consiglio del medico di base, Paolo chiama l’ambulanza per trasportare la madre al pronto soccorso. La donna, costretta a letto da dieci giorni a causa di dolori lancinanti, viene visitata per un sospetto di calcoli renali. “Nel primo pomeriggio le hanno fatto una TAC, ma dopo nemmeno due ore il medico mi ha comunicato che mia madre era già in dimissione”, racconta Paolo. Nonostante la madre si contorcesse dai dolori, al figlio viene detto che “non ha niente” e che la causa dei sintomi sarebbe semplicemente l’età avanzata. “Mi hanno invitato a liberare il letto, minacciando persino di chiamare i carabinieri se non avessi portato via mia madre”, aggiunge. Ma il momento più umiliante arriva quando un medico, in tono accusatorio, gli dice: “Ha portato sua madre qui per abbandonarla a morire”. Da quel momento, la situazione precipita. “Dalle 18:30 di ieri sera fino alle 8 di stamattina mia madre è stata completamente abbandonata”, denuncia Paolo. “Ho chiesto di cambiarla alle 11 di notte, ma questo è avvenuto solo alle 5 del mattino”. Nel frattempo, Paolo rimane costantemente accanto alla madre senza poter mangiare né andare in bagno: “La dottoressa mi ha avvisato che se mi fossi allontanato, le guardie non mi avrebbero più fatto rientrare”. La scena che si prospetta ha del surreale: “Mia madre, in stato di shock, non ha ricevuto nemmeno una soluzione salina per idratarsi. I medici le dicevano di non lamentarsi per dolori che, secondo loro, non aveva”. Solo dopo altre visite è emersa la reale diagnosi: tre vertebre schiacciate, “Si porti via sua madre, la porti in ambulatori privati, paga e si fa le visite”. “Alle 8 del mattino, quando è arrivato il cambio turno, hanno dovuto soccorrere anche me per disidratazione”. L’anziana madre, viene infine dimessa in tarda mattinata con una prescrizione di visite da eseguire privatamente. “Siamo stati trattati come animali”, “Paghiamo fior di quattrini per una sanità inefficiente. Non ci vuole solo competenza, ci vuole anche cuore per prendersi cura dei pazienti”. “Vorrei precisare che chi non accetta le dimissioni, lo fa chiedendo semplicemente che il paziente venga curato, o quantomeno che gli sia fatta una diagnosi”, conclude.