Cagliari, i club degli anni ‘60 antesignani delle discoteche

Storia, Monumenti e Personaggi della città di Cagliari


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Cagliari a metà degli anni ’60 è una città che ormai è rinata dopo le distruzioni della guerra anche se tanti sono i problemi ancora da risolvere.
Favoriti soprattutto dal boom economico di quegli anni i cagliaritani compiono dei notevoli progressi nonostante tanti siano ancora disoccupati e altri vivano ai margini della povertà.
In questa situazione i giovani di allora non hanno certo tante possibilità di divertimento se si eccettua la solita andata al cinema o le feste danzanti nelle case private, in estate nei terrazzi, in varie occasioni dove i protagonisti sono il giradischi e i dischi 45 giri in resina.
In quegli anni dalla penisola arriva l’eco delle aperture di tante discoteche tra le quali il Piper di Roma che fa pensare a qualche giovane cagliaritano che le feste su terrazzi potessero essere sostituite da altrettante organizzati in localini presi in affitto.
Così, facendo la colletta tra amici per pagare il fitto, nascono i famosi club degli anni ‘60 a Cagliari, vere discoteche “caserecce” dove tutto è fabbricato in casa per risparmiare, dagli impianti luce, al sistema audio, dal bar alle ambientazioni.  In breve tempo i club che aprono i battenti in città sono numerosi, i più famosi che ancora in tanti ricordano sono Il Tahiti di via San Lucifero, lo Stereo, l’Hepening di via Tempio, Il Carnaby, Il Covo, la Grotta, lo Slalom in via dei Passeri insieme a tanti altri.
Questi club diventano i luoghi dove una generazione di cagliaritani si incontra, il luogo dove si va nei giorni di “vela” a scuola e naturalmente dove si balla e nascono gli amori.
Quei locali presi in affitto, spesso intestati a un fratello maggiorenne, sono anche il primo banco di prova di quella che sarà poi la vita, per non chiudere il bilancio infatti deve quadrare e tutti i soci si danno da fare per mandare avanti quella che è in effetti diventa una impresa economica.
Ognuno ha le sue mansioni chi si occupa delle luci, chi fa il Dj, chi sta al bar e chi è addetto alla sicurezza o all’acquisto dei dischi e alle pubbliche relazioni: l’odierno Pr.
Il sabato e la domenica il tradizionale giradischi viene sostituito dai complessini, che in quel periodo nascono come funghi, e che suonano dal vivo come nelle grandi discoteche della penisola.
Per anni i club cagliaritani rimangono in auge e si fanno la concorrenza tra loro per attirare sempre più “clienti” in un periodo dove non circola ancora la droga e l’unico scopo è quello di incontrarsi, socializzare e trovare l’anima gemella.
Vanno avanti per anni e alcuni club diventano vere imprese commerciali. Poi, sia perché questi localini navigavano ai margini della legalità in quanto somministravano alcolici e organizzavano serate danzanti senza alcuna autorizzazione, sia per la crisi e l’aumento dei fitti, queste realtà chiusero i battenti cancellando una tradizione che era andata avanti per circa un decennio.


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