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di Ennio Neri
Ed ecco la tassa sul soggiorno. La pagheranno i visitatori in città, come accade ormai nei centri nazionali e sardi a vocazione turistica. Una quota aggiuntiva che verrà versata nelle strutture ricettive e che sarà poi incamerata dall’amministrazione. E coi fondi ricavati verranno finanziati la promozione turistica della città, il web marketing e gli eventi di richiamo.
La quota sarà stabilita coi consorzi e le associazioni di categoria. E la misura, una volta sciolti gli ultimi nodi burocratici, potrebbe avere il via libera già dal prossimo bilancio. “Siamo ovviamente favorevoli”, dichiara Marzia Cilloccu, assessora al Turismo, “Cagliari è l’unica città che ha il turismo destagionalizzato e, contrariamente a quanto avveniva in passato, il capoluogo cattura fette di turismo significative anche a luglio e ad agosto. La notizia dunque è questa: come mai Cagliari ancora non ha la tassa di soggiorno?”
In passato le associazioni di categoria hanno espresso scetticismo sul la misura, nel timore che gli aumenti delle tariffe, in seguito all’applicazione dell’imposta, portassero ad un calo degli arrivi. “Ma è nostra intenzione spendere poi gli introiti nel miglioramento dell’accoglienza, nell’informazione, web marketing”, aggiunge la Cilloccu, “e ovviamente le misure saranno concertate con associazioni di categoria e consorzi”.
Le riserve sono state espresse anche in aula. “Potrebbe diventare un deterrente per il turismo”, ha dichiarato in aula Pierluigi Mannino, #Cagliari16. D’accordo invece la maggioranza. “E’ l’unica manovra che non impatta sui cittadini”, ha dichiarato Davide Carta, Pd, presidente della commissione Bilancio, “e che ci da un po’ di respiro per la spesa corrente. I fondi saranno impiegati per la promozione turistica e per l’animazione della città”.